Il gip del tribunale di Perugia ha disposto l’archiviazione, chiesta dalla stessa procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, in merito all’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, che ha visto iscritte nel registro degli indagati la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, e l’assessore regionale Paola Agabiti.
La richiesta – spiegano agenzie e media, in testa TGR Umbria e La Repubblica – fa seguito alla depenalizzazione del reato di ‘abuso d’ufficio’ stabilita dalla riforma-Nordio. La vicenda prende le mosse da un esposto anonimo, datato giugno 2023, ed è relativa ad un bando regionale di 10,7 milioni di euro per la costituzione della filiera del tartufo in Umbria, attivato nel 2021. Di queste risorse, 4,8 milioni sarebbero andate all’azienda del marito dell’assessore nella quale, durante il periodo di apertura del bando, era stato anche assunto a tempo indeterminato il figlio della presidente Tesei.
Se da un lato la procura perugina ha chiesto l’archiviazione, dall’altro – riportano i media – si rimarca come per l’autorità giudiziaria sarebbe stata opportuna l’astensione di Tesei e Agabiti nel votare delibere poi approvate all’unanimità dall’esecutivo di palazzo Donini. Dal Pd e dal M5s, che chiedono alle due rappresentanti istituzionali di chiarire la vicenda anche nel corso della prossima seduta consiliare, in programma per il 5 novembre.
La prima replica arriva direttamente dall’avvocato Nicola Di Mario, legale di Agabiti: «Laddove non fosse stata disposta l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, la originaria e provvisoria contestazione di reato elevata a carico della dottoressa Paola Agabiti sarebbe risultata del tutto infondata sul piano giuridico. Per comprendere l’inconsistenza dell’addebito è necessario precisare che la delibera numero 820 assunta dalla giunta regionale dell’Umbria in data 1° settembre 2021 non integrava alcuna strumentalizzazione della funzione da parte dell’assessore Agabiti, in quanto si limitava a prendere atto della allocazione di nuove risorse finanziarie a favore del Piano sviluppo rurale della Regione Umbria, in ossequio alle determinazioni assunte dal presidente del Consiglio dei Ministri in data 17 giugno 2021 e nel rispetto dei contenuti normativi di cui alla legge 23 luglio 2021. Trattandosi di provvedimento a contenuto recettizio e vincolato – aggiunge l’avvocato Di Mario – non poteva configurarsi, neppure sul piano teorico, un esercizio deviato delle attribuzioni connesse alla carica istituzionale ricoperta da Agabiti. Allo stesso modo non integrava alcuna violazione di norme penali la deliberazione numero 849 del 15 settembre del 2021, assunta dalla giunta regionale dell’Umbria. Infatti, il provvedimento amministrativo si contraddistingue come atto di pianificazione a carattere generale che, adottato all’esito delle istanze avanzate nell’ambito del cosiddetto ‘tavolo verde’ dell’8 settembre 2021 e dei contenuti espressi nel documento istruttorio formato da personale dirigente diverso dalla dottoressa Agabiti, non ha assegnato risorse patrimoniali ad alcun soggetto beneficiario essendosi limitato ad individuare le misure di intervento ad efficacia reale e non personale. Ciò significa che la delibera della Giunta, riguardando un tema di interesse generale (economia dell’ente ed estensione del Programma di sviluppo rurale per l’Umbria, con riguardo alle filiere produttive di olio, luppolo e tartufo, risultava adottata in modo del tutto legittimo».
Così la presidente Tesei ad Ansa Umbria: «Ho appreso la notizia solamente oggi e solo perché ne hanno parlato i giornali. Mi risulta che l’indagine era iniziata da tempo e già questo dimostra ancora una volta la correttezza dell’operato della mia amministrazione. Per il resto, in attesa di consultare gli atti, assisto alla consueta attività di strumentalizzazione e mistificazione, con argomenti di ignobile livello, amplificata dalla vicinanza della scadenza elettorale».
Per il segretario della Lega Umbria – il partito di Donatella Tesei – Riccardo Augusto Marchetti, «a pochi giorni dal voto in Umbria si scatena il solito fango a orologeria, una strategia che non stupisce, tipica di chi non ha contenuti e paura di perdere. Ci hanno provato in Liguria e gli è andata male, ora tentano di replicare anche in Umbria, ma il risultato sarà lo stesso. Donatella Tesei – afferma Marchetti – è un esempio di onestà, serietà, rigore, integrità e concretezza. È inaccettabile peraltro che la nostra governatrice abbia appreso a mezzo stampa di essere stata indagata e che l’indagine sia stata archiviata. Un tentativo squallido di demonizzare Donatella Tesei messo in atto da chi non riesce a confrontarsi su temi concreti. Quanto accaduto – conclude il segretario della Lega umbra – è una conferma dell’assoluta urgenza di riformare la giustizia e come Lega siamo già al lavoro per garantire agli italiani una giustizia finalmente giusta: non è più ammissibile che certa magistratura si intrometta nella politica».
Così Luca Simonetti, candidato del M5S al consiglio regionale dell’Umbria: «Non ci interessa la questione giudiziaria, di competenza esclusiva della magistratura. Ad interessarci è solo la questione politica. Ci chiediamo con quale coraggio la presidente Tesei è venuta a spiegarci, nel dibattito di lunedì, le sue soluzioni per il futuro dell’agricoltura. Chiarisca la presidente Tesei se i bandi per la filiera del tartufo hanno avuto o meno corsia preferenziale. Mentre agricoltori e allevatori disperati scendevano in piazza bloccando le autostrade, mentre le aziende agricole chiudono ad un ritmo di mille all’anno, sappiamo che su quelle filiere agricole le risorse erano più che disponibili. I ritardi nei pagamenti, i costi asfissianti, i prezzi ridicoli con cui vengono pagati i prodotti agricoli erano ben lontani dai pensieri della giunta regionale. Dobbiamo davvero ricordare che se non fosse stato per il Movimento 5 Stelle, oggi la libera cerca del tartufo sarebbe a pagamento?».