Industria 4.0, la Cgil lancia la propria sfida

Terni, Romanelli: «Sono necessarie politiche economiche alternative basate sul rilancio degli investimenti, pubblici e privati»

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Una settimana intensa, quella della Cgil ternana, iniziata con un ‘seminario’ rivolto ai giornalisti – nel corso del quale è stato illustrato uno studio messo a punto dal sindacato nazionale, ma con più di uno spunto interessante collegato alla realtà locale – e che culminerà con un’iniziativa pubblica.

I temi Il sindacato, questo appare chiaro, vuole essere protagonista del dibattito che si sta sviluppando intorno al nuovo modello di riferimento che si intende scegliere in tema di sviluppo e sistema sociale. Quattro i filoni individuati: che cosa si intende con ‘quarta rivoluzione industriale’; perché le si attribuisce tanta importanza; l’impatto sociale che potrà determinare e  i ‘sentieri’ da percorrere.

INDUSTRIA 4.0 – LO STUDIO

L’iniziativa Sul tema, la Cgil organizzerà – mercoledì 15 febbraio – una tavola rotonda. Uno dei concetti-base su cui il sindacati insiste è quello secondo il quale «sono necessarie politiche economiche alternative basate sul rilancio degli investimenti, pubblici e privati, e della domanda, su moderne politiche industriali e sulla riduzione delle crescenti diseguaglianze sociali», perché «non è esagerato affermare e sottolineare che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio declino della nostra regione, che si evidenzia soprattutto in tre forti criticità: una perdita media annua costante dall’inizio della crisi (2008), con l’eccezione del 2015, del 2,5% del PIL. Per una perdita cumulata finora del 16,5%. Un allontanamento sempre più netto dalle realtà limitrofe (Toscana, Marche e Lazio) in termini di ricchezza. Nel 2015 il prodotto pro/capite si è attestato a quota 23.700 euro in Umbria contro i 27mila della media italiana e i 29.300 delle regioni del centro Italia. Una deindustrializzazione progressiva ha colpito e sta colpendo fortemente la nostra regione, dove il peso della manifattura si è contratto in maniera clamorosa nell’ultimo ventennio: nel 2013 solo 15,5% del lavoro e il 15,3% del valore aggiunto vengono dalle produzioni manifatturiere. Nel 1995 il dato era rispettivamente 19,4% e 20,9%».

Attilio Romanelli

La crisi Da questi tre dati, ricorda il segretario della Cgil ternana, Attilio Romanelli, «risulta evidente come l’Umbria abbia subito e stia subendo i colpi della crisi in maniera più forte rispetto ad altre realtà regionali. Se a questo aggiungiamo i dati Istat ed Inps sul lavoro (15 mila posti di lavoro persi in un anno), un lavoro che si caratterizza sempre di più per l’estrema precarietà e fragilità, il quadro è al tempo stesso preoccupante e completo».

Gli strumenti Secondo il sindacato «il riconoscimento di area di crisi complessa per il territorio ternano è anche frutto e conseguenza del confronto e della discussione che si sono sviluppati, a più livelli, nei mesi e negli anni scorsi. Da un nuovo rapporto tra industria e territorio può venire una risposta che ci faccia uscire dall’attuale fase recessiva. È necessaria una politica industriale pro-attiva, che integri la competitività industriale nelle politiche di intervento comunitarie, aumentando la produttività del sistema. Inoltre, serve massimizzare il potenziale del mercato interno tramite un adeguamento e ammodernamento delle necessarie infrastrutture e del sistema dei servizi. Il rapporto tra multinazionali e territorio è un tema centrale, a partire dall’impoverimento subìto dal sistema economico locale e dovuto proprio all’atteggiamento di molte aziende multinazionali. Lo spazio per cambiare l’inerzia del percorso intrapreso c’è. Gli strumenti di sostegno agli investimenti industriali ed infrastrutturali e tutto quanto si attiverà per il sostegno al lavoro ed alla formazione grazie al riconoscimento dell’area di crisi complessa, in stretta relazione con il piano nazionale di industria 4.0, sono elementi in grado di invertire la tendenza». Il testo completo del documento di studio può essere scaricato cliccando sul link successivo.

IL DOCUMENTO COMPLETO DELLA CGIL DI TERNI

Le proposte Romanelli, poi, propone alcune alcune possibili soluzioni, a cominciare dalla «connessione tra area di crisi complessa e Industria 4.0, in una logica complessiva di sistema che consenta d far sì che si arrivi ad un vero e proprio progetto di sviluppo complesso», passando per «una strumentazione adeguata che consenta verifica, sostegno e perseguimento degli obiettivi comuni. In questo senso è fondamentale l’istituzione di un gruppo tecnico di lavoro basato fondamentalmente sul mondo delle imprese e del lavoro». Da questo punto di vista «la mappatura delle realtà presenti nel territorio, che è in fase di realizzazione, è funzionale al ragionamento ed al perseguimento degli obiettivi. Questo progetto sull’area di crisi complessa ternana va visto in stretta interrelazione con gli strumenti relativi all’utilizzo dei fondi europei e alla ricostruzione delle zone terremotate.Pensiamo che sia possibile e utile un legame, una filiera tra rilancio dell’industria e messa in sicurezza del territorio a partire da quello che è opportuno definire come ”Cantiere Appennino”. Questo progetto esalta e valorizza la bilateralità (impresa e lavoro) in una logica moderna di democrazia economica basata sull’Innovazione. Innovazione che dovrà riguardare tutti i soggetti in qualche modo legati ai processi economici, a partire da un nuovo ruolo della formazione e della istruzione».

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