«Non è la soluzione definitiva, ma è un primo passo per la rivitalizzazione del centro storico». E’ questo il punto di vista dei commercianti sul progetto dell’ anello che aprirà al traffico tutta piazza Italia eliminando anche gli stalli di sosta riservati ai residenti.
Il consiglio grande
All’indomani del consiglio grande su mobilità, parcheggi e centro storico sembra essere cambiato molto poco rispetto alle decisioni già assunte dall’amministrazione comunale sulla nuova viabilità cittadina. Le nuove strisce blu sono già in funzione, entrate in vigore dopo le vacanze come misura compensatoria per Sipa che ha concesso uno sconto sugli abbonamenti ai parcheggi coperti. Resta però il nodo centrale, quello che ha diviso e continua a dividere la città: il centro si rivitalizza aprendo il traffico oppure, al contrario, rendendolo completamente zona pedonale? E, ancora, ci sarà spazio per una mobilità veramente sostenibile nel capoluogo di regione?
L’anello di piazza Italia: «Bello, ma non basta»

Abbandonate le fazioni storiche, una cosa è certa: ai commercianti questo balzo in avanti della giunta Romizi è piaciuto. Non a tutti, ovviamente, ma i più sono convinti che sia un primo importante passo. «Sicuramente l’anello non potrà determinare il risorgere della clientela all’interno delle attività del centro storico, soprattutto quelle che necessitano di una lunga sosta, ma per chi va di fretta è comunque un incentivo a venire a fare compere in centro» afferma Leonardo Panfili di Confcommercio. «E’ chiaro che andranno studiate altre soluzioni e alternative, soprattutto al mezzo automobilistico apportando migliorie nel trasporto pubblico e nella comunicazione, nella sosta e nei parcheggi, oltre che alla mobilità sostenibile e condivisa», prosegue ancora Panfili. La ricetta per la rivitalizzazione, dunque, non può e non deve solo passare per l’apertura del centro alle auto. «Il centro storico deve tornare ad essere luogo della società – continua – le attrattive devono rimanere nel cuore della città per dare ai cittadini un motivo per venire in centro. I commercianti hanno già fatto tanto, con associazioni e iniziative, basti pensare allo Sbaracco, i saldi dei saldi, o Perugia is open night, le applicazioni. Siamo moderatamente soddisfatti ma, soprattutto, propositivi. Bisogna lavorare insieme per il bene di questa città».
In bici per Perugia

Che un’altra mobilità sia possibile, a Perugia, lo testimonia il suo principale sponsor, Michele Guaitini. Tecnico informatico, di professione, ‘radicale’ nel corpo e nella mente, nonché nell’ispirazione politica, ama girare il capoluogo in bicicletta. Ed è suo anche il record di aver percorso, negli ultimi due mesi, appena 38 km in auto e di aver pagato ticket parcheggi alla Sipa, nel corso del 2018, per appena 40 centesimi di Euro. «Un’altra mobilità, sostenibile, è possibile, anche se non proprio facile – spiega Michele – da cinque anni ormai il mio mezzo di trasporto urbano è la mia bicicletta. Ovviamente a pedalata assistita, non potrebbe essere diversamente viste le caratteristiche orografiche del territorio». Ma il problema principale, secondo chi usa le due ruote, non sono tanto le salite. «Quanto piuttosto la mentalità – prosegue Guaitini – che di politiche portate avanti dall’amministrazione comunale. Perugia non è abituata ad ospitare bikers, né in centro storico che in periferia. Nessuno la utilizza neanche nelle zone di pianura e quindi vengono a mancare tutti i supporti necessari, di conseguenza anche la politica sarà poco propensa ad incentivarne l’uso».
Consigli da e per un biker
L’auto in città va usata solo se si è in più persone, quando si trasportano bagagli o quando il tempo è brutto. «In tutte le altre situazioni si può farne tranquillamente a meno. Non solo a Perugia, a Torino, due giorni, ho potuto affittarne una e ho trovato percorsi ciclopedonali e abitudini diverse». Non solo questione di salute e di tutela dell’ambiente, andare in bici – quando possibile – è anche un gran risparmio. «Ho iniziato che facevo 4 mila chilometri, oggi ne faccio almeno 8 mila l’anno e i tempi di spostamento diminuiscono». C’è però il problema della sicurezza: «al di là delle condizioni dell’asfalto, il pericolo maggiore è costituito dagli automobilisti che hanno una scarsa dimestichezza con chi va in bici. Mi sorpassano e poi girano a destra e questo può essere veramente rischioso». Ci sono però barlumi di speranza nel nuovo Pums. «Sia per quanto riguarda la mobilità dolce che quella sostenibile – commenta ancora Guaitini – ma l’amministrazione deve avere il coraggio di portare avanti queste scelte».