Morte Samuele, chiuse le indagini: per la procura è omissione di soccorso

«Non può essere configurato l’omicidio preterintenzionale». Messa nero su bianco la legittima difesa del trans coinvolto nella colluttazione

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«Pur nella consapevolezza della tragicità dell’evento e delle più volte espresse condizioni di grave sofferenza per i congiunti della vittima, l’ufficio ritiene che, alla luce del quadro probatorio emerso, non possa essere configurata l’originaria ipotizzata fattispecie di omicidio preterintenzionale ma, invece, quella meno grave di omissione di soccorso, per la quale si è contestualmente notificato all’indagato un avviso di conclusione delle indagini». Lo scrive il procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, in merito alla morte del giovane Samuele De Paoli avvenuta a fine aprile del 2021.

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Le investigazioni

Ad oltre un anno dal tragico evento, la procura ha chiuso le indagini sul decesso di Samuele avvenuto nell’area di Sant’Andrea delle Fratte a Perugia: «Le investigazioni, effettuate anche con il supporto della squadra Mobile di Perugia, hanno consentito di ricostruire quanto accaduto grazie al sopralluogo effettuato nell’immediatezza sul luogo in cui venue trovato il cadavere, anche con la presenza del pm, all’escussione di tutti i soggetti potenzialmente a conoscenza del fatto e all’interrogatorio piit volte effettuato dell’indagato. Soprattutto, per le determinazioni – sottolinea Cantone – dell’ufficio si sono fondate sull’esito dell’esame autoptico e sui successive approfondimenti richiesti ai consulenti medico-legali, questi ultimi svolti anche attraverso un contraddittorio anticipato, aperto ai contributi dei difensori dell’indagato e dei familiari del giovane deceduto, quali parte offese, e dei loro eventuali consulenti tecnici di parte». Samuele, originario di Bastia Umbra, perse la vita a soli 22 anni.

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La morte e la spiegazione della procura

Nel luglio 2021 i medici scrissero che la morte di Samuele è «riferibile ad arresto cardiaco riflesso secondario a compressione del paraganglio carotideo destro, associata ad emorragia perigangliare e circoscritta infiltrazione emorragica dello stesso». Al centro dell’attenzione in quella fase c’era Patrizia, la trans fermata dopo la morte del giovane e nel mirino per l’afferramento del collo della vittima nel corso di una colluttazione: «In particolare, le conclusioni raggiunte dall’ufficio – già comunicate alle parti, e che saranno sottoposte al vaglio del giudice della indagini preliminari — supportate dai richiamati accertamenti medico-legali hanno consentito di affermare come la mortc del giovane sia conseguita ad arresto cardiaco per stimolazione vagale. La lesione, avente l’effetto letale menzionato, è apparsa correlata, secondo la ricostruzione dei consulenti, ad una pressione portata con il dito pollice della mano dell’indagato in corrispondenza della biforcazione paracarotidea collocata nella parte sottostante le mandibole. L’elaborato – scrive Cantone – dei medici legali ha, in proposito, rimarcato come siffatta manovra – prevista anche in medicina a fini terapeutici per il rallentamento del battito cardiaco in soggetti affetti da patologie tachicardiche – può determinare il decesso del soggetto che la subisca in occasione di una colluttazione o anche di un gesto del tutto occasionale ma che, per motivi contingenti imprevedibili, venga ad incidere sulfa funzione celebrale, determinante il rallentamento e l’arresto di quella cardiaca. Alla luce di tale valutazione dei consulenti, in alcun modo contestata dalle parti, l’ufficio ha ricostruito ciò che è avvenuto fra la vittima e l’indagato, un cittadino brasiliano, regolarmente residente in Italia».

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Lo scontro e la difesa

L’evento letale – chiude la procura – sarebbe «stato stato l’epilogo di una colluttazione fra i due, nel corso della quale l’attuale indagato ha riportato varie lesioni, inequivocabilmente emerse dagli esami cui a stato sottoposto nella medesima serata. In quello specifico frangente, il predetto avrebbe effettuato la pressione sul collo del giovane determinando il rapido rallentamento della funzione cardiaca con il conseguente decesso. In ragione, pertanto, della peculiarità della manovra dimostratasi letale, i cui effetti e la cui esecuzione, secondo quanto affermato dai medici legali,  non appaiono alla portata di conoscenza ed csecuzione da parte di soggetti estranei all’ambito medico e soprattutto ncll’ambito di una colluttazione ed in assenza evidente di altri segni di aggressione sul corpo della vittima, da parte dell’indagato, l’ufficio ha ritenuto che il cittadino brasiliano abbia agito solo a fini difensivi e senza soprattutto poter prevedere l’effetto letale del proprio comportamento. Ciò ha comportato la necessaria configurazione della causa di giustificazione della legittima difesa, non potendosi, inoltre, in relazione sempre alla peculiarità ed unicità del gesto dell’indagato, nemmeno ipotizzare un eccesso colposo nell’utilizzo della scriminante ipotizzata. Per contro, in ragione di quanto altresì emerso, l’indagato avendo cognizione che la vittima si trovava in difficoltà ed essendo cessata ogni condotta aggressiva da parte della stessa, aveva l’obbligo giuridico di sollecitare i soccorsi, indipendentemente dalla circostanza dell’inidoneità degli stessi a determinare un diverso esito».

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