‘Ndrangheta e slot: sequestri in Umbria

I videogiochi illegali erano presenti in tre locali pubblici di Assisi, Bettona e Sigillo. Eseguite decine di misure cautelari in tutta Italia

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Sono state sequestrate anche in Umbria – all’interno di esercizi commerciali di Assisi, Bettona e Sigillo (in provincia di Perugia – tre delle centinaia di slot machine finite sotto la lente dei carabinieri di Potenza nell’ambito dell’indagine iniziata nel 2012 e denominata ‘Ndrangames, con ‘sigilli’ per sette società, l’esecuzione di diciannove misure cautelari e decine di perquisizioni in tutta Italia disposte dal gip di Potenza.

‘Ndrangheta Le videoslot, presenti in circa 200 locali pubblici di diverse regioni, erano una delle ‘chiavi’ del business messo in piedi dal clan lucano Martorano-Stefanutti in affari con la cosca calabrese del clan Grande Acri di Cutro (Crotone). Fra i reati ipotizzati c’è l’associazione per delinquere transnazionale e la raccolta dei proventi illeciti del gioco illegale online attraverso strumenti informatici e telematici.

Il sistema delle slot era gestito attraverso un’articolata rete di server stranieri con un sistema di accesso di altissimo livello, elaborato da hacker italiani e stranieri. Le slot sono state scoperte in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Marche, Sardegna, Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. Secondo le stime degli investigatori, il guadagno annuo ammonterebbe a circa 593 milioni di euro, pari a circa 237.250 euro per apparecchio.

Ramificazioni in Umbria Anche l’Umbria, dunque, rientra nell’inchiesta dei carabinieri di Potenza con il coinvolgimento di soggetti che, in un bar di Assisi, in un locale di Bettona e in uno di Sigillo, avevano stretto legami con le società sequestrate. Secondo quanto emerge dalle intercettazioni, infatti, gli esercenti locali erano entrati in contatto. Sotto le mentite spoglie di giochi promozionali – legali e autorizzati – scambiavano i ‘punti premio’ delle macchinette con soldi veri e propri non registrati nel sistema nazionale. «E infatti – come spiega il maggiore Milone del reparto operativo dei carabinieri di Potenza – poi è emerso che facevano anche vere e proprie scommesse su siti esteri, in Olanda, Stati Uniti e Grecia». I commercianti erano consapevoli che, attraverso delle schede con codici criptati, era possibile collegarsi con siti esteri e giocare d’azzardo.

I rapporti Rappresentanti della malavita calabrese operavano come veri e propri agenti di commercio, ramificati sul territorio. Come in Emilia Romagna così anche in Umbria, battevano il territorio cercando di ‘vendere il prodotto’ e convincere i gestori dei locali ad aderire alla rete criminale. Guadagni facili per tutti con scommesse non registrate nella filiera dell’economia legale e con la possibilità di stabilire i guadagni dalle macchinette del gioco d’azzardo.

Aggiornamenti a seguire

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