Era il 1943, l’Italia era in guerra e Gino Bartali era già un campione affermato, già vincitore del Giro d’Italia (per due volte) e del Tour de France. Fermato dal conflitto mondiale negli anni migliori della carriera, fra il settembre 1943 e il giugno 1944 si adoperò in favore dei rifugiati ebrei come membro di una organizzazione segreta: fingendo di allenarsi, faceva la staffetta fra Cortona ed Assisi per trasportare documenti e fototessere (nascosti nei tubi del telaio della bicicletta) affinché una stamperia clandestina potesse falsificarli. Per questa sua opera, nel 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli conferì la medaglia d’oro al merito civile per aver salvato circa 800 persone.

Il Museo della Memoria Proprio ad Assisi, 75 anni dopo, viene inaugurata la nuova location del ‘Museo della Memoria’ che raccoglie cimeli del periodo di guerra: ora si trova nei locali del Vescovado di Assisi dove, grazie al vescovo di allora monsignor Giuseppe Placido Nicolini, durante la Resistenza fu installato il quartier generale dell’organizzazione clandestina che negli anni dell’occupazione nazifascista nascose e salvò oltre 300 ebrei arrivati in Assisi.
La cappella per il fratello E proprio nel giorno in cui passa il Giro d’Italia il museo si arricchisce con la nuova cappella della cappellina di Gino Bartali dedicata a Santa Teresina del Bambin Gesù e donata al Museo dalle nipoti Gioia e Stella Bartoli. Il ciclista toscano divenne Terziario Carmelitano nel 1937 e volle questa cappellina in memoria del fratello Giulio, morto prematuramente in un incidente in corsa nel 1936. All’interno sono conservati alcuni oggetti altamente legati alla città serafica, a testimonianza del legame che il ciclista aveva con la città di San Francesco.