di Giovanni Cardarello
La vicenda nuovo stadio Renato Curi, Arena Curi 2.0 o, se preferite, semplicemente nuovo stadio del Perugia, ritorna al centro del dibattito politico e sportivo. A dare la stura alla nuova fase del confronto un articolo de Il Corriere dell’Umbria nel quale vengono evidenziati due elementi che potrebbero, il condizionale è d’obbligo, fungere da chiave di volta della questione.
Il primo è il nuovo appuntamento che il consorzio avrebbe in calendario con il Comune di Perugia. Un appuntamento schedulato per i primi giorni del mese di novembre. Un appuntamento nel quale verrebbero indicati i nuovi termini del progetto (dal valore complessivo di 70 milioni di euro) con l’assunzione delle indicazioni contenute nel documento relativo alla bocciatura di maggio. Quando, in prima istanza, venne negato il pubblico interesse.

Ricordiamo che il consorzio, per quanto noto, è composto da Perugia Calcio, dal portavoce Francesco Maria Lana presidente della SEM (Società Edilizia Moderna), dal geometra Simone Minestrini dirigente di GMF, da Giampiero Romani titolare di Prometheus Srl di Trevi, da Mauro Ricci delle Palestre Anytime e già dirigente di Tavernelle ed Ellera, da Claudio Umbrico delle SEA di Marsciano, dal commercialista emiliano Alberto Bertani, da Mirco Campagnoli titolare di Centro Impianti Srl e soprattutto da Giulio Benni, il titolare di King Sport.
Il secondo è legato al luogo dove il Perugia Calcio giocherebbe nel periodo dei lavori. In un primo tempo si era parlato di una trasferta al Barbetti di Gubbio, una trasferta onerosa sia in termini economici, 2,5 milioni di euro di spesa, che di bigliettazione. L’impianto eugubino dista dal Curi 56 chilometri, praticamente una trasferta continua.
Secondo quanto riporta Il Corriere dell’Umbria la soluzione ponte sarebbe… a Ponte. Per la precisione allo stadio degli Ornari di Ponte San Giovanni, quindi un impianto comunale. Un impianto che sarebbe adeguato in termini di spalti (sarebbero mobili), di capacità e di tornelli agli standard della serie B. Costo dell’intervento 2,5 milioni di euro, in sostanza un ‘pari e patta’ che però permetterebbe al Grifo di avere accanto i propri tifosi nei due anni di lavori.

Il rischio, come spesso accade in questi casi è che la soluzione-ponte rischi, come a Cagliari ad esempio, di diventare la soluzione definitiva. Ma sarebbe sempre e comunque un passo avanti rispetto all’attuale Renato Curi giunto purtroppo, dopo 48 anni di onoratissimo servizio, a quello che architettonicamente viene definito ‘fine vita’.
In parallelo, ovviamente, viaggia sempre il piano alternativo, quello della ristrutturazione completa del Curi con i fondi del Credito Sportivo. Ma il tempo scorre veloce, le elezioni comunali sono dietro l’angolo e il rischio, concretissimo, di giocare a Benevento in caso di promozione in serie B nella prossima primavera, si staglia all’orizzonte come un temporale in arrivo. La storia è tutta da scrivere, sia in termini di progetto che di accoglimento da parte del Comune, ma il nuovo passo sembra davvero dietro l’angolo.