di Francesca Torricelli
«Assistiamo giorno dopo giorno a dei piccoli ‘miracoli’. Dai monitor osserviamo come i parametri vitali dei neonati prematuri, il battito del loro piccolo cuoricino, si stabilizzano. Quei piccoli bimbi si tranquillizzano, la pelle del loro visino cambia colore e si distende, e con loro anche le mamme e i papà». È palpabile l’emozione di Valeria Crescenzi mentre descrive i primi risultati di ‘Piccole musiche’, il progetto di musicoterapia in Terapia intensiva neonatale, che sta portando avanti da tre mesi all’ospedale Santa Maria di Terni, anche grazie al supporto dell’associazione ‘Sosteniamo Terni Odv’.
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L’idea della musicoterapia
«Sono una cantante, flautista e musicoterapeuta – spiega Valeria – e ho voluto con tutta me stessa realizzare questo progetto perché ci credo fortemente. Dopo questi primi tre mesi posso dire che i risultati molto importanti mi riempiono il cuore e mi indicano che sto andando nella giusta direzione. Considerando l’idea di cura del bambino come cura globale dei suoi bisogni, fisici ma anche emotivi e relazionali suoi e della sua famiglia, l’idea di inserire la musicoterapia in un reparto così delicato come quello della Terapia intensiva neonatale, è spinta dalla convinzione che suono e musica possano rappresentare uno stimolo piacevole in grado di favorire lo sviluppo neuropsicologico del neonato e possano diventare un ponte con i suoi genitori, anch’essi cosi improvvisamente nati. Il fine principale dell’intervento musicoterapico è quello di umanizzare il più possibile il processo di cura e la rete che abbraccia il neonato pretermine, armonizzando la sua condizione e quella della sua famiglia, riconoscendola centro dell’evento nascita con la volontà di ricreare un grembo materno esterno, che veda nella delicatezza della voce, del canto, del suono e della musica un contatto sonoro, una nuova relazione e possibilità di crescita, favorendo ed incoraggiando le competenze genitoriali ai fini di ristabilire il prima possibile la relazione genitore-bambino».
I primi risultati
Valeria racconta che «sono stati mesi intensi, durante i quali ho affiancato sia il bambino dalla nascita, quindi dall’incubatrice, alla culla, fino alle dimissioni, sia la famiglia stessa che si è trovata ad affrontare questa nascita pretermine. È stato molto importante seguire la coppia staccata dal proprio bimbo. Abbiamo cercato degli strumenti, dei suoni, il più possibile vicini alla condizione del bambino, molto spesso suoni calmanti che richiamavano le memorie prenatali. Un affiancamento sonoro molto delicato. Abbiamo visto che bambini possono trarne molti benefici, la loro condizione a seguito di manovre dolorose o comunque importanti, cambiava, riuscivano a calmarsi. Dai monitor abbiamo potuto osservare che i parametri vitali, il battito del cuore, la saturazione, si stabilizzavano e questi bimbi miglioravano, si tranquillizzavano, sonnecchiavano a volte, cambiavano colore della pelle del viso, si distendevano e con loro anche le loro mamme e i loro papa. È un progetto incredibile, dal quale io stessa sto imparando molto, per cui devo ringraziare l’azienda ospedaliera, il dottor Borrello e la dottoressa Celi per aver creduto in me e l’associazione ‘Sosteniamo Terni Odv’ che ha permesso tutto questo. Spero con tutto il cuore che tutto questo possa proseguire».
«Progetto unico ed entusiasmante»
«L’iniziativa proposta da Valeria Crescenzi – sottolinea il dottor Leonardo Borrello, capo dipartimento materno-infantile e direttore della struttura complessa di ostetricia e ginecologia – è unica ed entusiasmante». L’estrema volontà di Valeria, per il primario del reparto di pediatria e terapia intensiva neonatale, la dottoressa Federica Celi, «ha convinto tutti e ha portato a casa grandi risultati. Tutto il personale infermieristico che assiste alle ore di musicoterapia è commosso e il progetto ha avuto grande impatto su tutti. Spero di poter portare avanti questa iniziativa perché non è una cosa giocosa, ma ha dei riflessi clinici molto importante. I dati clinici, infatti, ci dimostrano un benessere generale del neonato all’interno dell’incubatrice e questo provoco giovamento anche per i genitori che si rasserenano in questi momenti così delicati».
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