L.P.
E’ lui il bersaglio del mese. O, almeno, il segretario più chiacchierato e ‘stuzzicato’ lungo tutto corso Vannucci. Da giorni, infatti, sembra che tutti ce l’abbiano con Giacomo Leonelli.
Leonelli Trentasei anni, segretario regionale del Partito Democratico e capogruppo in regione, Leonelli sembra essere una delle prime ‘vittime’ del caso Gesenu in città. Un caso che inizia a far scricchiolare la maggioranza di governo in Regione. Responsabilità pregresse? Poca incisività nell’affrontare la situazione? Fatto sta che, alle prese con piccole faide interne, il Pd sta perdendo un’importante occasione e rischia di lasciare in mano all’opposizione, ormai compatta, la battaglia per la legalità. Dopo lo scontro con il sottosegretario Bocci, nei giorni scorsi Leonelli è stato preso di mira dalla presidente del consiglio regionale Donatella Porzi. «Non attacco mai per primo – afferma – ma se mi stuzzicano io devo rispondere. E se vogliono destabilizzare io devo difendermi».
L’INTERVISTA A GIACOMO LEONELLI – IL VIDEO
Segretario, ci spiega perché ha deciso di non partire più per la Cina? «Ero stato contattato e invitato dalle autorità cinesi a Changshain, una città a sud est della Cina, dove sorgerà un parco a tema che rappresenterà anche una parte di Umbria e in cui ci saranno spazi espositivi per la vendita e la promozione del nostro territorio. C’è una grande voglia di Umbria all’estero ma qualcuno, purtroppo, ha pensato bene di abbandonarsi a una polemica speciosa. Non tanto il Movimento 5 Stelle, da cui uno se lo può anche aspettare. Un viaggio di 3 giorni tutto interamente finanziato da privati e senza alcun onere a carico della Regione e dello Stato. Io avrei fatto il sacrificio di andare, di fare questa trasferta di tre giorni, da sabato a martedì, anticipando il rientro per partecipare ai lavori dell’Assemblea legislativa. Ma ho deciso di non partire più per non alimentare ulteriori polemiche. Dispiace sapere che sia stata proprio la presidente dell’assemblea legislativa che, a mio avviso, dovrebbe essere la depositaria dell’interesse e della promozione del territorio, a scatenare la polemica».
Questione di faide interne? «Non lo so, in queste settimane ci sono stati diversi attacchi. Sono una persona mite, non attacco mai per primo. E, oltretutto, in qualità di segretario regionale tengo particolarmente all’unità del partito. Ma se mi si attacca, soprattutto in maniera strumentale, devo rispondere e difendermi».
Come mai, secondo lei, tutti questi attacchi? Troppa vicinanza con la Presidente Catiuscia Marini? «In quanto segretario del Pd è normale che io curi gli interessi del partito. La Marini è la mia presidente ma lo è anche di tutti gli altri consiglieri regionali e anche del presidente del consiglio regionale. Tutti dovremmo sostenerla dal momento che l’abbiamo scelta come nostra candidata»
In un momento così critico, però, magari, gli elettori si aspettano maggiore unità «Lo so, molti elettori lo dicono anche a me. Io ci metto tutto l’impegno e la pazienza, tendo a minimizzare e a evitare qualsivoglia polemica però c’è un limite a tutto»
E i rimproveri sul caso Gesenu? «Anche questa è una polemica ridicola. Io ho preso posizione il 27 ottobre stesso, non appena abbiamo saputo del documento inviato dal Prefetto. La stessa posizione è stata da me espressa durante quella famosa riunione notturna in direzione. Chi mi accusa di non essermi esposto dice una cosa sbagliata e falsa ed è in malafede. Non mi sono limitato a sostenere l’operato di magistratura e prefettura, cosa che mi sembra scontata e ovvia. Ho affermato che c’è bisogno di un’azione riformista, bisogna accelerare il processo per superare le criticità del passato».
C’è stato, forse, un problema di poco controllo in passato? «Io però non ho mai fatto l’assessore, non ho mai fatto parte di giunte. Sono segretario regionale di un partito che è nato nel 2007, ho assunto l’incarico nel 2014. Se ci sono responsabilità pregresse non sono mie».
E’ pur sempre il segretario di un partito in cui sono confluiti molti esponenti che hanno governato la città di Perugia per anni… «Va bene, se ci sono responsabilità me ne farò carico. La gravità delle affermazioni del Sottosegretario Bocci, però, risiede in un attacco al mio silenzio e imbarazzo che, ripeto, non c’è stato. Le mie dichiarazioni sono pubbliche, potete controllare».
Fino a quando rimarrà capogruppo in Regione? «Questa è un’altra polemica sterile. Io con spirito di servizio perché nella mia posizione non mi aggiunge nulla, non ho bisogno di un altro ruolo. E’ un ruolo che si può fare se tutti nel partito aiutano e danno una mano. Sapevo che sarebbe stato complicato nel mio gruppo consiliare e come ho detto l’avrei fatto a tempo. L’ho detto e lo ribadisco. Voglio aspettare l’esito del ricorso di Carla Casciari per sapere se avremmo un consigliere in più o no. Dopo di che avvieremo le pratiche per l’elezione di un nuovo capogruppo, ma mi sarebbe piaciuto arrivare a una soluzione condivisa. Se ancora oggi sono capogruppo è perché non è stata trovata questa soluzione condivisa e perché la dinamica interna è un po’ lacerata. Però non posso pensare di farmi lacerare io da questa situazione. Quindi a breve, sicuro entro la fine dell’anno, avvieremo le pratiche per l’elezione del nuovo capogruppo».