di Ros. Par.
L’operazione antidroga dei carabinieri di Perugia, che si è conclusa martedì mattina, ha smantellato un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di cocaina, hashish e marijuana tra Marocco, Spagna ed Italia. Il provvedimento riguarda 10 custodie cautelari in carcere a stranieri, di cui 2 già detenuti a Capanne e a Spoleto, l’applicazione della misura di dimora nei confronti di 5 soggetti, di cui 2 italiani (uno del Sud Italia e un altro del Nord, entrambi residenti nel capoluogo umbro) e 3 stranieri e l’esecuzione di decreti di perquisizione locale e personale.
Le indagini L’attività investigativa, denominata ‘No Holiday’, dei carabinieri della compagnia di Perugia e dell’Aliquota della sezione di polizia giudiziaria è stata avviata nel 2013. Tutto è partito da una segnalazione ai carabinieri di Ponte Pattoli per una serie di furti in abitazione, commessi tra la fine di dicembre 2012 ed inizio gennaio 2013, nelle frazioni Farneto di Colombella e Ponte San Giovanni. I servizi mirati hanno permesso di notare un’autovettura sospetta, un’Alfa romeo 156, condotta da un noto pregiudicato albanese, di 40 anni, conosciuto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti inerenti il traffico di stupefacenti, e portare così alla luce l’esistenza di un gruppo criminale dedito non alla commissione di furti in abitazione ma bensì al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Attività investigativa che ha portato i militari fino al Marocco, dove il sodalizio criminale si approvvigionava della droga che attraverso via mare o via terra (treni) giungeva in Spagna, facendo scalo a Barcellona, per poi arrivare nel nostro Paese ed essere venduta nella provincia di Perugia, soprattutto nelle zone di Ponte San Giovanni, Villa Pitignano e nei quartieri del centro storico, per un volume di affari di decine di migliaia di euro.
La vecchia conoscenza Il 40enne pregiudicato albanese, coordinatore dell’attività di traffico di droga sulla ‘piazza’ di Perugia, sebbene sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, organizzava gli approvvigionamenti sia della cocaina che dell’hashish, gestendo anche la successiva distribuzione sul territorio ed i proventi, avvalendosi della fidata collaborazione del giovane nipote 24enne, intrattenendo contatti personali con soggetti inopportuni e contravvenendo in questo modo alle prescrizioni impostegli. Inoltre, l’uomo per individuare i fornitori di stupefacente si avvaleva di un suo connazionale, che a sua volta intratteneva rapporti con un domenicano e un marocchino per l’approvvigionamento di hashish.
Il mosaico L’indagine non facile, si è, dunque, dipanata in una sorta di ‘mosaico investigativo’ giungendo, pian piano all’identificazione dei fornitori e ad altri spacciatori operanti nel territorio perugino. Nel corso delle operazioni è stato individuato anche un 37enne marocchino, vero e proprio intermediario nell’attività di importazione di hashish dall’estero, che avvalendosi della complicità dei propri fratelli residenti in Marocco e in Spagna, organizzava i ‘viaggi’ di considerevoli quantitativi di hashish da rivendere in Umbria.
L’episodio Proprio al termine di uno di questi viaggi, un 21enne marocchino, al rientro in Italia, controllato alla stazione ferroviaria di Perugia, a Fontivegge, dopo essere sceso dal treno proveniente da Milano, è stato arrestato poiché aveva ingoiato 120 ovuli di hashish, per un peso complessivo di 1 chilo. In più viaggi, il 37enne marocchino con il concorso dei suoi fratelli all’estero e di altri complici in Italia, di cui tre connazionali e tre italiani, tra luglio e novembre 2013 ha importato 3,5 chili di hashish.
La divisione dei ‘beni’ Nel territorio perugino il mercato della cocaina era direttamente gestito dal 40enne albanese, mentre, quello dell’hashish era demandato ai magrebini. I due gruppi, albanese e marocchino, provvedevano, quindi, a rifornirsi di cocaina e hashish dall’estero, per poi provvedere, grazie ad una fitta rete di contatti, allo smistamento della droga verso altri pusher oppure provvedendo direttamente alla cessione ai consumatori, anche minorenni.
Il sequestro La banda, composta principalmente da stranieri – albanesi, marocchini, domenicani, tunisini, oltre che italiani, già gravati da precedenti specifici – era ben organizzata ed ognuno svolgeva il proprio compito – gli italiani spacciavano e contattavano clienti e grossisti. Le indagini hanno portato al recupero e al sequestro di 283 grammi di cocaina, 5 chili di hashish e 50 grammi di marijuana. Ogni carico era più o meno chilo di droga. Le persone coinvolte, alcune residenti in Italia da anni e in regola con il permesso di soggiorno, avevano case e gestivano bar per tenere un ‘profilo basso’ e non destare sospetti nelle forze dell’ordine.
La vendita e le parole d’ordine La cocaina veniva venduta ai clienti per 70 euro al grammo. I luoghi d’incontro erano i bar o gli esercizi commerciali gestiti direttamente dagli indagati, che per non attirare l’attenzione di ignari clienti adoperavano linguaggi criptici quali: ‘bevutina’ o ‘birretta’ per riferirsi a mezzo grammo di cocaina, ‘5 punti’ o ‘cinquina’ per indicare 5 grammi di cocaina, ‘bianca’ o ‘nera’ per indicare la natura della sostanza, cocaina o hashish.
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