Ci sarà una fiaccolata contro la realizzazione dello studentato a San Bevignate: la propone Fressoia di Italia Nostra, che sprona i cittadini alla ‘disobbedienza civile’. Intanto continua lo scontro politico
SAN BEVIGNATE, IL TAR SCONFESSA LA SOPRINTENDENZA

Gli appelli di Italia Nostra «Con vivo sconcerto – scrive Fressoia – Italia Nostra prende atto del nuovo pronunciamento del tribunale amministrativo che riapre le porte all’inutile studentato di San Bevignate di cui l’assessore regionale Bartolini, il rettore Moriconi e il sindaco Romizi hanno dichiarato pubblicamente la non necessità , atteso anche il nuovo analogo studentato di Monteluce. Italia Nostra auspica che il Ministero dei Beni culturali adisca prontamente il Consiglio di Stato e che il Comune lo affianchi; chiede altresì al Comune di rimediare l’incredibile variante ‘ad personam’ del 2007, riportando l’area alla destinazione d’uso agricola che sempre ebbe perfino durante il boom economico-edilizio del dopoguerra, con ciò ripristinando la propria potestà e autonomia in materia urbanistica che certo non può venir meno a semplice richiesta di un qualsiasi ente sub-regionale. Alla Regione l’invito a non pascersi di sola legittimità dei propri atti bensì di considerare quanto il suo parere paesaggistico favorevole allo studentato mina la legittimazione della sua propria esistenza».
SAN BEVIGNATE, INCONTRO PUBBLICO AD APRILE
Rosetti vs Barelli All’indomani della sentenza del tribunale amministrativo, Cristina Rosetti aveva chiesto le dimissioni della Soprintendente Marica Mercalli, il cui parere di diniego ‘non sufficientemente motivato’ sarebbe alla base della sentenza del Tar. Ora l’esponente Cinque Stelle se la prende col vicesindaco Urbano Barelli e quello che definisce «bieco tentativo di smarcarsi dalle proprie promesse elettorali». Anche la Rosetti riporta l’attenzione sulla variante urbanistica, unica soluzione per uscire dall’empasse in cui ci si trova ormai da qualche anno. Ma il vicesindaco risponde con gli stessi argomenti che erano stati già sollevati ad aprile, durante l’incontro pubblico a San Matteo degli Armeni: «Se facessi un atto del genere sia l’Adisu sia l’impresa che ha vinto l’appalto potrebbero chiedere i danni ai consiglieri comunali, chiamati a rispondere di tasca propria». Allo stesso tempo però il vicesindaco (che in passato ha militato sia in Legambiente che in Italia Nostra, di cui è stato vice presidente nazionale) conferma la sua opposizione al progetto, giudicandolo «inutile e dannoso».
SAN BEVIGNATE, IL BOTTA E RISPOSTA FRA ROSETTI E BARELLI

La palla alla Regione «L’Agenzia per il diritto allo studio è un ente strumentale della Regione – rilancia Barelli – e proprio la Regione , fra l’altro proprietaria di quei terreni, concede l’autorizzazione paesaggistica a seguito del parere della Soprintendenza, e la Regione è anche proprietaria di quei terreni». Insomma, secondo il vicesindaco tocca alla Marini muovere le pedine giuste per fermare l’iter. Viceversa, da Palazzo Donini, dove ci sono pareri discordanti, pensano che la patata bollente debba restare in mano al Comune. Al momento non si registrano prese di posizione ufficiali, tranne la nota apparsa all’indomani della sentenza, in cui Maria Trani, attuale commissario Adisu, sottolineava «la correttezza delle azioni e degli atti assunti dall’Agenzia regionale per il diritto allo studio universitario e dei provvedimenti a suo tempo assunti dalla Regione Umbria»: parlava la Trani ma era una nota Aun (l’agenzia della Regione), quindi il messaggio è chiarissimo. Chi vuole capire capisca.
Pd attacca Barelli Ovviamente ‘filo-Regione’ il gruppo consiliare Pd al Comune, che, riferendosi all’annuncio di Barelli di ricorrere al Consiglio di Stato, in un comunicato parla di «tentativo scorretto e goffo di spostare sul piano della legittimità la realizzazione dello studentato a San Bevignate: la questione – dicono i consiglieri Dem – deve piuttosto essere affrontata sul piano delle scelte politiche e della capacità di governare i processi». Viene evidenziato come l’opinione di Barelli sia cambiata dalla campagna elettorale agli anni di governo: «È il caso qui di ricordare – scrivono ancora i consiglieri – che le concessioni edilizie sono in capo al Comune di Perugia, e che se Barelli, il sindaco Romizi o la giunta ritenessero di revocarle, è nelle loro facoltà farlo; come pure, è importante ribadire che ADISU è un ente strumentale al raggiungimento di obiettivi prestabiliti, ossia è mero esecutore, e non pianificatore».