Un italiano, che si sospetta sia stato contagiato dal virus Ebola, è al momento ricoverato all’ospedale Spallanzani di Roma.
Aggiornamento ore 10 Ha dato risultato negativo il primo test svolto al paziente umbro, all’ospedale Spallanzani di Roma. A comunicarlo, attraverso l’ufficio stampa dell’azienda ospedaliera di Perugia, è il dottor Francesco di Candilo, in costante contatto con il laboratorio dell’ospedale romano. Il dottore ha seguito il caso fin dall’arrivo del paziente in ospedale. Il test andrà ripetuto nelle prossime 48 ore. Sono in corso altri controlli per determinare la patologia, forse dovuta alla malaria.
Il trasporto a Roma Il malato è stato trasportato allo Spallanzani di Roma, sarebbe un umbro di circa 50 anni, rientrato in Umbria dalla Sierra Leone, Paese che sta uscendo dall’emergenza sanitaria, si era recato in ospedale a Perugia accusando uno stato febbrile persistente e cefalea. Vista la provenienza del paziente, la direzione sanitaria ha ritenuto di attivare il percorso assistenziale previsto e già applicato in caso analoghi.
Il protocollo La direzione dell’ospedale, in attesa dei risultati del laboratorio dello Spallanzani per accertare la presenza dell’infezione, ha allertato i medici della sanità pubblica dell’Asl di competenza per monitorare la situazione dei familiari entrati in contatto con il paziente. La Regione del’Umbria informa che continuerà a monitorare la situazione con massima attenzione e precisa che il trasferimento del paziente allo Spallanzani è stato deciso solo a scopo precauzionale e che nell’effettuare il ricovero sono state prese tutte le precauzioni e rispettate tutte le procedure per mettere in sicurezza i professionisti dell’ospedale e gli altri pazienti.
Latina Il ministero della salute ha intanto comunicato che un altro paziente precauzionalmente trasportato nella notte dall’ospedale di Latina allo Spallanzani è risultato negativo al test Ebola
Un altro caso era già stato trattato dall’Istituto Spallanzani di Roma nel mese di maggio 2015. Il paziente, infermiere di rianimazione presso l’ospedale di Emergency a Goderich, vicino Freetown in Sierra Leone, aveva manifestato sintomatologia febbrile dal pomeriggio di domenica 10 maggio nella città di Sassari. L’11 maggio era stato ricoverato in isolamento nella divisione di malattie infettive dell’ospedale di Sassari. Dopo la conferma della diagnosi di Mve, il paziente era stato trasferito a Roma presso l’Istituto Spallanzani. Il paziente aveva subito iniziato terapia antivirale. Nei 3 giorni successivi il ricovero, la febbre era perdurata ed era comparsa sintomatologia gastrointestinale poi risoltasi a partire dal 5 giorno. Durante la fase di convalescenza era comparsa sintomatologia esantematica febbrile associata ad altri sintomi clinici rilevanti poi regredita durante terapia medica. Il 10 giugno 2015 il paziente è stato dimesso in buone condizioni generali con ricerca di Rna virale di virus di Ebola ripetutamente negativa in tutti i materiali studiati.
La casistica/1 Come si può contrarre il virus
- Baciando una persona malata;
- Toccando qualcosa su cui è caduto del fluido corporeo di una persona malata, per esempio un cellulare, la maniglia di una porta o la tastiera di un bancomat (il virus Ebola sopravvive alcune ore all’esterno di un organismo e alcuni giorni nei fluidi corporei; se si tocca la superficie infetta e poco dopo ci si toccano gli occhi o si mettono le dita in bocca potrebbe avvenire il contagio;
- Mangiando il cibo di un malato (per la stessa ragione di sui sopra, può essere entrato in contatto con la saliva infetta);
- Venendo punti dall’ago di una siringa usata per curare un paziente con Ebola;
- Pulendo il cadavere di una persona morta a causa di Ebola. È una delle principali vie di diffusione del virus nei Paesi africani, dove si seguono particolari rituali durante i funerali;
- Facendo sesso con un malato o con una persona guarita da Ebola (il virus rimarrebbe attivo nello sperma anche a distanza di 3 mesi dalla guarigione)
La casistica/2 Come non si contrae il virus
- Entrando in contatto con persone senza sintomi (ma che poi sviluppano la febbre emorragica);
- Viaggiando in aereo con una persona che poi ha sviluppato i sintomi;
- Attraverso la puntura di una zanzara. Ebola si diffonde solo tra mammiferi e non non ci sono prove dirette che venga trasportato dagli insetti come avviene per esempio per la malaria con le zanzare. Al momento solo uomini, scimmie, primati e pipistrelli possono venire contagiati (e trasmettere) il virus;
- Attraverso la tosse e gli starnuti. Di solito è molto difficile perché il virus non si trasmette per via aerea. Ma c’è una remota possibilità. Se un paziente sintomatico starnutisce o tossisce su qualcuno, saliva e muco espulsi da naso e bocca possono entrare in contatto con le mucose (occhi, naso e bocca) di quest’ultimo e trasmettere il virus. Si tratta di una possibilità rara che colpisce chi si occupa di malati. Per questo motivo i protocolli sanitari prevedono – in Italia per esempio – che ci si avvicini a un malato di Ebola indossando camice impermeabile, doppi guanti impermeabili, mascherina, occhiali protettivi o maschera facciale, copertura impermeabile per le gambe e per le scarpe.
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