di M.L.
Il presidente Santopadre insegue nuovi stimoli e cercando soluzioni per metabolizzare prima possibile la brutta uscita dai playoff, taglia la testa: «Posso dire che Camplone merita un grande applauso: grazie per questi tre anni. Il rapporto è finito». Un presidente commosso volta pagina e, con la squadra da rifare, il progetto del nuovo ‘Grifo’ sembra quanto mai scalpitante e pronto a ripartire.
IL SALUTO E I RINGRAZIAMENTI DI SANTOPADRE AD ANDREA CAMPLONE
La ‘fissazione’ Quello che Santopadre vuole lasciare è un segno del grande amore per il Perugia: «Mi avete insegnato come si fa ad amare questa squadra. La serie A deve arrivare e arriverà strada facendo». Così il presidente biancorosso rilancia la sfida per il prossimo anno in conferenza stampa dopo aver annunciato l’addio di Camplone. Una società che in questi anni ha dimostrato di voler rischiare senza però andare mai oltre le reali possibilità .
Fine di un ciclo Il primo a saltare è stato Camplone. Normale per un allenatore quando la volontà è ricostruire, anche sul piano dell’interpretazione del gioco. Camplone però, nonostante la sconfitta, lascia a testa alta: mai è stato apprezzato fino in fondo il suo lavoro. Basta ricordare l’esonero dopo il primo fallimento, la festa della promozione e quella mancanza di fiducia piena, che lo ha sempre disegnato come un tecnico che aveva ancora tanto da imparare. Mentre Camplone, per due volte debuttante come del resto la società , è stato sempre coerente con il proprio credo calcistico facendo crescere giocatori e gioco sempre durante la stagione.
Macchie nere Gli unici errori forse, sono legati proprio alla personalità e all’esperienza, e possono essere focalizzati proprio in quelle due partite decisive con Pisa e Pescara dove, in circostanze assai diverse, il Perugia non ha potuto esprimere il suo credo fatto di aggressività e pallino del gioco. Proprio in quei momenti la squadra si è ritrovata smarrita e scarica. Quando il Perugia ha lasciato giocare gli altri ha spesso fallito: se a Pisa era arrivato stanco dopo una rincorsa alla promozione diretta, quest’anno sembrava quasi inconsapevole dalla posta in palio, e si è fatto sorprendere da chi ci credeva di più.
Chi va e chi resta A questo punto però si possono fare solo delle ipotesi per una società che in questi anni ha dimostrato di voler rischiare senza però andare mai oltre le proprie reali possibilità in politica di sostenibilità da cui molti dovrebbero imparare. La piazza con il suo amore aiuta molto e garantisce quell’appeal che serve ad attirare il talento ed anche l’esperienza necessaria. Poi servono soldi e programmi.
Nuovo tecnico Due le strade. Una mira ad un allenatore in ascesa giovane, vedi Drago ormai libero dal Crotone; l’altra guarda all’esperienza e magari anche al nome ad effetto, come Bisoli – dato però già accasato con il retrocesso Cagliari – e Stramaccioni.
Rosa perduta? Tanti poi sono gli enigmi legati alla futura rosa. Qualcuno va via per motivi anagrafici mentre molti sono ‘fine-prestito’. L’elenco è lungo e si può partire da qualche certezza: Goldaniga dovrebbe tornare al Palermo – la metà del cartellino di proprietà della Juventus è stata inserità nell’affare Dybala in bianconero, il cartellino sarà tutto di proprietà dei rosanero -, Faraoni e Verre tornano all’Udinese, Fazzi alla Fiorentina, Parigini al Torino, Ardemagni all’Atalanta e Diego Falcinelli al Sassuolo. Per qualcun c’è sempre la possibilità di rinegoziare il prestito ma molto dipenderà dal prossimo tecnico e da come vorrà giocare. Altra storia per Fossati: si svincolerà dal Milan e sarà libero di accordarsi con chi preferisce senza costi del cartellino.