Piediluco: sponde giù e danni alle case per lavori di 20 anni fa. Comune condannato a risarcire i residenti

La sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Perugia è passata in giudicato

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Un risarcimento complessivo – e definitivo visto che sono trascorsi i termini per impugnare la sentenza in Cassazione – di circa 130 mila euro, oltre alle spese, in favore dei proprietari di quattro immobili che si trovano lungo corso Raniero Salvati, a Piediluco. Dovrà versarlo il Comune di Terni a seguito di quanto deciso – la sentenza risale al 21 novembre dello scorso anno – dalla Corte d’Appello di Perugia (presidente Claudia Matteini, giudici Simone Salcerini e Piero Aguzzi).

La causa civile, che ha avuto uno sviluppo lungo e tortuoso, è stata intentata per le fessurazioni ed i danni riportati dagli immobili in questione, tutte civili abitazioni, a seguito – la giustizia ha stabilito che è stata una concausa – dell’edificazione del lungolago di via Raniero Salvati, avvenuta su decisione del Comune di Terni negli anni 2003/2004.

In pratica, a seguito della Ctu disposta dalla Corte d’Appello ed eseguita dall’ingegner Roberto Radicchia, andata avanti dal 2019 al 2023 proprio per monitorare periodicamente e accuratamente lo stato dei luoghi, è emerso che quell’opera pubblica, condotta con la posa di circa 1.200 tonnellate di pietrame e nonostante i rilievi avanzati già a suo tempo dai cittadini residenti, aveva causato l’abbassamento delle sponde di una decina di centimetri, più marcato in riva al lago e via via meno evidente spostandosi verso l’abitato. Flessione che poi, con il passare del tempo, si è stabilizzata e arrestata. Ma il danno, sottoforma di fessurazioni, era ormai fatto ed i cittadini hanno chiesto il risarcimento.

Ora la giustizia – con i ‘suoi’ tempi, visto che sono trascorsi circa 15 anni dalla prima causa – ha sancito che il Comune di Terni dovrà rimborsarli, almeno nella parte di responsabilità individuata. Perché, è noto, sia l’utilizzo a fini idroelettrici del bacino che le caratteristiche delle abitazioni hanno influito sul fenomeno, di cui si ha traccia anche in alcuni spazi pubblici.

Alla Corte d’Appello di Perugia ci si è arrivati ‘faticosamente’ – le istanze dei residenti sono state rappresentate dagli avvocati Stefano Colalelli ed Enrico Tonelli – visto che il tutto era iniziato con una causa intentata di fronte al Tribunale regionale delle acque pubbliche che aveva rilevato la propria incompetenza. Lo stesso aveva poi fatto il Tar dell’Umbria, rinviando tutti alla giustizia ordinaria. Il tribunale di Terni, nel 2018 e senza disporre la Ctu tecnica, aveva rigettato tutte le richieste di risarcimento ma l’Appello ha dato ragione ai ricorrenti.

La Ctu ha, fra le altre cose, rimarcato come quell’opera pubblica – la passeggiata lungolago – sia stata realizzata senza alcuno studio preliminare, anche di carattere geologico, e nonostante i monitoraggi già disponibili di Arpa che, durante l’intervento, avevano evidenziato «abbassamenti pluricentimetrici nella zona immediatamente posta a ridosso dell’area dei lavori».

Un’opera – si legge nella perizia del Ctu – «progettata senza svolgere approfondite analisi geomeccaniche e idrogeologiche sui fenomeni di consolidazione e sulla modifica dei regimi di filtrazione negli strati di riporto e detritici sottostanti». Per il perito, quel percorso pedonale doveva essere realizzato in modo ‘leggero’, con legno e pali. Ma così non è stato e la sponda ha ‘ceduto’ con tutto ciò che ne è conseguito.


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