del coordinamento provinciale Uilpa Difesa Terni
Non ci è ben chiaro quale fosse lo scopo del comandante dell’Arma dei trasporti e dei materiali dell’Esercito Italiano (Tramat), Tenente Generale Sergio Santamaria. Certamente un messaggio però da parte sua è arrivato forte e chiaro: i dipendenti del Polo di mantenimento delle armi leggere (Pmal) di Terni non rispondono ai suoi criteri di efficienza e produttività.
Questo in brevissime parole è quanto ci è stato comunicato il 25 novembre dal sopracitato Generale in visita al Pmal di Terni, per quelli che tutto il personale credeva dovessero essere auguri per le prossime festività. La più classica delle ricorrenze per uno stabilimento industriale: l’amministratore delegato che riunisce in sala mensa l’intero personale di una delle sue filiali. Con le dovute proporzioni, infatti, l’Arma dei trasporti e materiali (Tramat) – il comando dell’Esercito Italiano che si occupa della logistica di tutte le forze armate – ha il Pmal tra i suoi organi esecutivi, uno dei principali.
Invece in un discorso di appena una ventina di minuti il Generale non ha fatto altro che imputare la bassa produttività del nostro stabilimento alla nostra scarsa voglia di applicarci nel lavoro e di portare a casa un buon risultato produttivo. Secco. Diretto. Chiarissimo. Falso. E inaccettabile.
Perché il Polo di mantenimento armi leggere di Terni, unico stabilimento industriale in Italia dello Stato che assolve il compito della manutenzione delle armi leggere, non solo di Esercito, Marina e Aereonautica ma anche di Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato, si trova in un momento storico delicato.
Dei poco meno di 400 dipendenti civili sulle cui forze dovrebbe contare, ne vede varcare i propri cancelli ogni mattina meno di 150. E non per assenteismo, ma perché a nulla sono serviti gli appelli di questa ed altre organizzazioni sindacali che si sono ripetuti in ogni forma negli ultimi vent’anni, o quasi, affinché non si arrivasse a questa situazione. Che fra l’altro si sostanzia in un’età media altissima, in un’ormai irrecuperabile know-how che in questi ultimi anni ha lasciato il Polo insieme alle sue maestranze che andavano in pensione senza alcun tipo di turnover, in una seria carenza di personale dirigenziale civile e di ufficiali tecnici.
Ad aggravare ulteriormente le cose contribuisce la condotta del Colonnello che ricopre il ruolo di direttore lavori, la seconda carica dirigenziale dello stabilimento, il quale dal suo insediamento (circa un anno e mezzo fa) si presenta al lavoro una settimana sì ed una no.
Ma il momento, come si diceva, è delicato ma anche importante perché sono finalmente state avviate le procedure concorsuali che dopo più di 30 anni dalle ultime, rinforzeranno progressivamente, da qui all’inizio del 2026, l’organico del Pmal di circa un centinaio di unità di personale tecnico. Un traguardo che non può essere soddisfacente (per i numeri ma anche perché è totalmente assente un piano di assunzioni tramite concorsi per il personale amministrativo) ma che rappresenta un’iniezione di energia sostanziale che non va dispersa e che, attraverso una studiata ed evidentemente nuova pianificazione industriale, va messa a terra e trasformata in una ripresa della produzione e in un aggiornamento tecnico dello stabilimento.
Ciò per permettere al Pmal di riaffermarsi come riferimento all’interno del panorama tecnico del Ministero della Difesa e per metterlo nelle condizioni di riguadagnare parte della larga fetta di mercato delle manutenzioni delle armi dello Stato Italiano, via via ceduta all’industria privata degli armamenti.
Ma questa responsabilità non sembra essere percepita come tale dall’attuale direzione che, di fronte ai ripetuti appelli della nostra organizzazione sindacale ad attivarsi in tal senso, nicchia ritenendo sufficiente gestire questo afflusso di organico senza prevedere alcuna variazione dei futuri flussi industriali nella quantità e nella qualità. In più non ritiene di avere alcuna urgenza nell’adoperarsi per permettere al nuovo personale che sta arrivando di essere impiegato prima possibile, massimizzando quindi il periodo di affiancamento e trasmissione delle competenze con l’ancora larga fetta di personale attualmente impiegato, prossima alla pensione.
Ma di fronte ad un salone pieno di dipendenti, il Generale Santamaria si è lanciato in una sperticata lode del lavoro svolto dal privato, ovviamente in relazione al nostro, facendo addirittura un rapporto numero-produzione di 4 contro 20, dimenticando volutamente tutto ciò.
Il discorso del comandante Tramat è stato offensivo nei confronti del personale e non ha risparmiato nemmeno il direttore del Polo, Brig. Gen. Nasca, sminuendo la sua immagine e screditando il suo lavoro, e di conseguenza riuscendo in un sol colpo ad offendere tutti, visto che il direttore non parla ed agisce per se stesso ma in rappresentanza di tutti noi.
Un discorso infarcito dei più bassi luoghi comuni sull’inefficienza del personale della pubblica amministrazione che non ha fornito soluzioni per risolvere le problematiche dello stabilimento, ma ci ha dato ancora una volta prova della superficialità con la quale i nostri vertici logistici pensano di risolvere i veri problemi dell’area tecnica della Difesa.