Rifiuti in Umbria: «Discariche a rischio»

Task force della Regione con Arpa e Asl per Pietramelina e Borgogiglione. Secondo i comitati: «Gruppo di lavoro non trasparente, c’è rischio nuovo ampliamento»

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L.P.

Indagini giudiziarie, capacità residue ridotte, l’interdittiva antimafia alla Gesenu, poi revocata e, infine, le conseguenze del terremoto.

Criticità La lettera inviata nelle scorse settimane dal dirigente della Regione Monsignori circa il rischio che, entro il 2020, tutte le discariche umbre saranno esaurite, continua a preoccupare, e non poco, cittadini e comitati civici. E a complicare ancora di più la situazione potrebbe intervenire la decisione del Tar di bloccare ulteriori ampliamenti come è già avvenuto per Sant’Orsola.

Task force Intanto, però, per cercare di arginare le criticità che insistono da tempo sul ciclo dei rifiuti in Umbria è a lavoro un gruppo di monitoraggio tecnico e amministrativo incaricato dalla giunta regionale di sorvegliare i profili di stabilità, igiene sanitaria e sicurezza dei siti di Pietramelina e Borgoglione. A fare parte del gruppo di lavoro permanente, assieme al servizio ambiente della regione, governo del territorio, protezione civile, salute, valutazioni ambientali, rifiuti ma anche servizio geologico, prevenzione sanità veterinaria e sicurezza alimentare. Le informazioni raccolte, così come previsto dalla delibera di giunta, dovranno essere condivise anche con Arpa e Asl, Ati2, provincia di Perugia e, qualora necessario, anche con i comuni coinvolti e il presidente dell’Auri Cristian Betti.

Valutazione rischi Nel documento si auspica anche l’elaborazione di un piano coordinato che, ove necessario, tenga conto di nuove fonti e nuovi strumenti di rilevazione, «anche attraverso specifiche prescrizioni alle società di gestione degli impianti, al fine di conseguire una più completa, appropriata e tempestiva elaborazione e interpretazione dei dati disponibili e della conseguente valutazione delle situazioni e dei rischi anche al fine di adottare eventuali misure preventive di presidio e miglioramento sotto i tre profili della sicurezza, stabilità e igienico sanitario». Oltre a ciò, la Regione invita Arpa a rafforzare e ad ampliare i controlli nei due impianti e, assieme alla Asl e al servizio geologico, di trasmettere all’autorità giudiziaria competente copia delle relazioni predisposte, nonché di tenere informati assessore e presidente della giunta ogni qual volta risulti necessario.

Rischio sisma Con i forti terremoti delle scorse settimane, poi, la Regione ha richiesto alla Trasimeno servizi ambientali che vengano fatte delle letture inclinometriche e tutte le dovute verifiche per la lettura del volume di percolato, per redigere un nuovo piano di monitoraggio e controllo che tenga conto anche dei movimenti della terra e delle conseguenze sulle discariche prese in esame.

Malumori Intanto, però, su Borgogiglione, i cittadini sono in attesa delle decisioni del Tar, dopo l’autorizzazione rilasciata dalla regione di non assoggettare il progetto di sperimentazione del bioreattore a valutazione di impatto ambientale. E i malumori continuano a serpeggiare, soprattutto la creazione del gruppo di lavoro fa ipotizzare che, dietro questa scelta, ci sia altro. «Un gruppo di lavoro che non è trasparente – commenta Lucio Pala dell’Osservatorio – sappiamo chi sono, quanto tempo lavoreranno e su cosa. Ma non si può sapere altro, le associazioni sono state escluse dai lavori».

Rischio ampliamento «Monitorare in maniera straordinaria la discarica, con tutti i servizi integrati della regione, significa solo che hanno delle paure. Se sono spaventati loro, figuriamoci noi. Il gruppo è stato creato ben prima degli eventi sismici dell’ultimo periodo, quindi non servirà solo a verificare la stabilità e la sicurezza dopo le varie scosse. Allora noi chiediamo trasparenza sulla gestione dei rifiuti e sulla discarica che sta dietro alle nostre case. Il rischio è che vogliano nuovamente ampliare la discarica e probabilmente un gruppo di lavoro straordinario serve all’obiettivo, per studiare bene la situazione prima di prendere ulteriori decisioni. Se passa il concetto di ’emergenza’, si aprirà la strada a nuovi ampliamenti o a un nuovo inceneritore, anziché puntare a qualificare la raccolta dell’umido e spingere la differenziata a percentuali accettabili».

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