Audizione congiunta, giovedì pomeriggio, dei consiglieri regionali della prima e seconda commissione che hanno ascoltato i vertici di Banca d’Italia e Abi Umbria, l’associazione bancaria italiana, per sapere come Banca d’Italia ha vigilato sul caso Banca Etruria e come l’associazione bancaria italiana stia monitorando la situazione.
Il crac Sollecitato dai consiglieri regionali d’opposizione, in particolare Lega Nord e Movimento 5 Stelle, in seguito alla crisi delle quattro banche popolari che ha comportato la perdita del valore di azioni e obbligazioni subordinate per migliaia di risparmiatori, all’incontro hanno partecipato il direttore regionale della Banca d’Italia, Marco Ambrogi e il presidente di Abi Umbria, Pietro Buzzi.
‘No aiuti di stato’ Dopo un breve resoconto sulla crisi economica a partire dal crac della Lehmann Brothers in America, in molti paesi i governi sono intervenuti con soldi pubblici come ha ricordato Ambrogi. Ma «nel caso oggi in questione – ha proseguito – la soluzione scelta è stata il salvataggio interno a carico degli azionisti secondo un ordine decrescente di rischiosità dei titoli, prima le azioni poi le obbligazioni subordinate. Le regole attuali consentirebbero, fino al mese di gennaio 2016, di ricorrere a fondi di risoluzione nazionali, anche se servirebbe un versamento integrativo straordinario perché sono incapienti. Il problema è che serve il parere vincolante della Commissione Europea, che ha consentito il ricorso solo dopo l’operazione su azioni e obbligazioni subordinate. Il governo italiano voleva intervenire con fondi di tutela, come accaduto in passato, ma la Commissione europea ha obiettato che ciò avrebbe significato mettere in moto aiuti di Stato. Praticamente non possiamo più assumere decisioni sul nostro sistema bancario, lo fa la Banca centrale europea. E da gennaio 2016 la situazione sarà peggiore perché in caso di ulteriori dissesti bancari, oltre ai subordinati saranno colpite le azioni ordinarie e i depositi sopra i 100 mila euro. Ci siamo trovati ad essere uno dei pochi Paesi che non ha usufruito di aiuti di Stato significativi e anche il primo a sperimentare le nuove regole».
Istituti a rischio Sulla presenza di altre banche a rischio, il direttore della Banca d’Italia ha affermato di non poter avere certezze. «Ci sono imprese in sofferenza e a fronte di ciò la vigilanza che noi conduciamo prevede che ci sia una copertura. Nel caso, abbiamo commissariato gli amministratori, sono state emesse le più pesanti sanzioni. Quando abbiamo avuto il fumus di qualcosa di diverso abbiamo informato la magistratura. Il problema delle sofferenze è ampio e blocca il sistema del credito. Da tempo è in corso la creazione di una ‘bad bank’ dove collocare le sofferenze ma viene richiesto di svalutare l’8%, mentre qui gli imprenditori non sono falliti, sono in difficoltà».
Sistema solido? Al consigliere Smacchi, che ha chiesto un quadro della situazione relativo agli istituti bancari presenti in Umbria, ha risposto anche il presidente dell’Abi Umbria, Pietro Buzzi: «Più di metà mercato – ha detto – è composto dai gruppi San Paolo e Unicredit, poi vengono altri istituti che hanno basi solide. Sono stati erogati 21 miliardi di credito all’economia, più o meno il Pil della regione, e dopo 4 o 5 anni con il segno meno, quest’anno si registra un segno positivo. Il sistema bancario umbro impiega più di quello che raccoglie con depositi e conti correnti. Le sofferenze ammontano a 4 miliardi. I conferimenti sono 15 miliardi. Un sistema complessivamente solido».
Banca Etruria «Per quanto riguarda Banca Etruria e le altre coinvolte nel problema di cui stiamo parlando – ha aggiunto il presidente dell’Abi – la situazione è grave, anche se è stata salvaguardata una fetta ancora più grande e si stanno individuando meccanismi che consentano di porre rimedio, soprattutto nei casi di comportamenti non lineari. Vedremo le decisioni del governo, se metterà a disposizione un fondo limitato. E’ interessata a livello nazionale una platea di 10mila 500 persone, con 340 milioni di euro in totale, che incidono sull’Umbria all’incirca per un ammontare di 27 milioni di euro. I cittadini che si sentono vittime di comportamenti commerciali scorretti possono ricorre alla magistratura, il governo sta mettendo in campo ogni strumento per fare in modo che i casi individuali possano essere esaminati nel più breve tempo possibile, attraverso sistemi di arbitrato o di conciliazione».
Vigilanza «Sulle sofferenze – ha puntualizzato Passarelli (Banca d’Italia) – la percentuale di copertura è vicina al 60%, tramite accantonamenti. La vigilanza di Banca d’Italia su Banca Etruria – ha aggiunto – durava da due anni. Si tratta di gestire una situazione complessa, di una banca con miliardi di attivo. Ora abbiamo il potere di rimozione, mentre prima veniva consentito solo il commissariamento, che però non è la panacea che risolve tutti i problemi».
Decisione Ue «Abbiamo assistito a due recessioni e perso il 10% del Pil – ha ricordato ancora Ambrogi – con una crisi che è ancora in corso, nonostante barlumi di ripresa, e si riversa sulle banche. La decisione della Commissione europea che ci ha impedito di fare ricorso al fondo depositi previsto per legge è incredibile, ma la partita non è finita, si continua a giocare. Il fondo è dei privati, di banche che versano e decidono cosa farci». Nessuna condotta fraudolenta da parte della Banca d’Italia, ha confermato il direttore, dal momento che le obbligazioni subordinate sono un prodotto consentito ma vanno prese da chi è in grado di comprendere l’investimento. «Noi – ha detto – non vigiliamo sulla somministrazione di titoli a privati cittadini. Se ci sono state truffe siamo in regime di diritto. Anche 600 impiegati hanno obbligazioni subordinate, non possiamo escludere che le argomentazioni possano essere state persuasive. In ogni caso non si vendono allo sportello».