Sentenza processo ‘Concorsopoli’: Marini, Bocci e Barberini fra i 24 condannati

È stata emessa giovedì dal tribunale di Perugia in composizione collegiale

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In aggiornamento

Ventiquattro condanne e cinque assoluzioni: è stata emessa mercoledì dal tribunale di Perugia in composizione collegiale – presidente Marco Verola – la sentenza di primo grado relativa al processo ‘Concorsopoli’ legato alle assunzioni nell’ambito dell’azienda ospedaliera di Perugia e della sanità regionale. Fra i condannati, l’ex presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini (due anni di reclusione per falso, abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio), l’ex sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci (due anni e sette mesi) e l’ex assessore regionale alla sanità Luca Barberini (tre anni). Condannati anche l’ex direttore regionale della sanità Walter Orlandi (un anno e nove mesi) e l’ex direttore amministrativo del ‘Santa Maria della Misericordia’, Maurizio Valorosi (un anno). Per Emilio Duca, ex direttore generale dell’ospedale di Perugia, la cui posizione è stata stralciata per motivi di salute, si tornerà in aula il prossimo 9 luglio: per lui l’accusa ha chiesto un anno e cinque mesi di reclusione. Il collegio giudicate ha riconosciuto l’ipotesi di associazione per delinquere per Bocci – per il quale i pm Paolo Abbritti e Mario Formisano avevano escluso tale reato -, Barberini e Valorosi.


Reazioni

Così il segretario della Lega Umbria, Riccardo Augusto Marchetti: «Coloro che salgono in cattedra e pontificano impartendo lezioni su come andrebbe gestita la sanità in Umbria, hanno ereditato il partito da chi oggi è stato condannato in primo grado proprio per averla distrutta. A differenza loro, che sono garantisti a intermittenza e solo quando gli torna utile, io lo sono convintamente, ma a questo punto è evidente che ci siano delle responsabilità da parte di chi oggi ha subito una sentenza pesante. Nella convinzione di aver lavorato con serietà, fronteggiando serie difficoltà sia per colpa di chi prima di noi era chiamato a governare, sia per la pandemia che ci ha sottratto due anni, e consapevoli di dover fare ancora molto per restituire agli umbri una sanità sempre più efficace, di certo non accetteremo mai gli insegnamenti di chi l’ha ridotta in brandelli, umiliando una regione intera fino a farla diventare modello negativo a livello nazionale. Abbiamo ancora diverse problematiche da risolvere, continueremo a metterci impegno, determinazione, serietà, e potrà anche capitare di non riuscire sempre a centrare subito gli obiettivi, ma non ci arrenderemo e ci metteremo sempre la faccia, perché una cosa è certa: noi non siamo come chi ci ha preceduti e tutto ciò che abbiamo fatto e faremo, sarà solo e unicamente nell’interesse degli umbri, tutti, nessuno escluso». Per l’ex consigliere regionale del M5s, Andrea Liberati, «non è stato certo un piacevole esercizio, negli ultimi 15 anni, segnalare le anomalie gestionali di politici, manager, industriali e persino di alti prelati e magistrati, ma qualcuno in Umbria lo ha fatto, non solo lo scrivente. Qualche volta col cruccio di aver stigmatizzato la persona sbagliata; più di frequente nella convinzione che fosse doveroso attivarsi contro qualsiasi sopraffazione, piccola e grande. Osservo parimenti come nessuno sia legibus solutus per la giustizia, i cui rappresentanti vanno ringraziati, avendo dimostrato che vale la pena denunciare le iniquità: così, mentre le garanzie costituzionali evitano a chiunque di subire derive peroniste, nessuno deve abbassare la testa, visto che nessuno è al di sopra delle leggi. Vale per la sinistra, per la destra, per tutti gli altri, così come per certi oligopoli o per alcuni presunti intoccabili della pubblica amministrazione. È valso anche per lo scrivente, serenamente assediato da decine di querele e relativi procedimenti. Soprattutto lo ricordino i politici di oggi e di domani, quelli attenti alla politica politicante, al consenso ancora e sempre clientelare, all’autocompiacimento social, ben lontani dai problemi strutturali del sistema-paese, distanti dalla necessità di tratteggiare una nuova pianificazione generale. E lo ricordino coloro che, avendo vinto le elezioni cinque anni fa oppure ieri, pensano di aver toccato il cielo con un dito, quando, invece, nell’Italia che sta andando a rotoli, devono solo svolgere un servizio pubblico difficilissimo, intenso, immenso, pro tempore. Dicevamo: la giustizia talvolta ci ricorda come la legge valga per tutti. Ecco, per il futuro prossimo lo tengano bene a mente quelle multinazionali che, anche in Umbria, nel perverso meccanismo iperliberista, hanno finora goduto di solide coperture istituzionali, estese reti di sostegno, complicità ormai note, depredando i territori dei loro diritti primari, materiali e immateriali.
Tempo al tempo».

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