Sgominata la banda delle sale scommesse

Perugia, tre rapine e una lunga indagine: alla fine la squadra mobile fa scattare le manette

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Quella notte – erano le 4 e mezzo del 25 marzo 2013 – nella sala scommesse di via Settevalli, a Perugia, c’erano solo tre clienti ed un solo dipendente indifeso.

I banditi Michele Flemma e Gabriele Pompili, entrambi perugini, quarantenni e pluripregiudicati per reati specifici, avevano indossato i passamontagna e, pistola-giocattolo alla mano (ma assolutamente identica ad un’arma vera), avevano fatto irruzione nella sala: il primo aveva mostrato la pistola al commesso intimandogli di non alzare la testa e di non osare minimamente ribellarsi; il secondo, con le mani libere, aveva saltato il bancone e si era fatto aprire la cassaforte contenente l’incasso. Preso il bottino – circa 8.500 euro in contanti – si erano dati alla fuga sulla Fiat Punto risultata essere della madre di uno dei due.

Altra rapina Qualche sera più tardi, l’8 aprile 2013, uno dei due rapinatori, Flemma, aveva fatto irruzione in un’altra sala giochi, di Via Pievaiola, con le solite modalità: passamontagna scuro e stessa arma, ‘giocattolo’ ma fortemente convincente. Nel locale non c’era neanche un giocatore, ma soltanto due giovani dipendenti: anche in questo caso, il rapinatore aveva minacciato di fare fuoco e si era fatto consegnare l’incasso, stavolta ben più sostanzioso, pari a circa 15.000 euro. E poi via, a bordo della Punto.

La basista I poliziotti, però, la faccenda aveva cominciato a ‘puzzare’, tanto che si erano concentrati su una due commesse, Manuela Iamunno, trentanovenne di origini campane, ma residente a Bastia Umbra. Insomma, secondo gli investigatori, la donna poteva essere la ‘basista’ della banda, abilissima nel simulare paura ed apprensione davanti al rapinatore ed alla sua ignara collega, ma altrettanto precisa e puntuale nel segnalare al proprio fidanzato, Marco Puglisi, trentacinquenne di origini viterbesi, ma residente a Perugia, anch’egli tra gli organizzatori dei colpi, l’orario più idoneo per agire indisturbati, possibilmente in assenza di clienti.

La conferma Il 24 giugno 2013, sempre di sera e di nuovo nella sala scommesse di Via Pievaiola, la banda aveva deciso di concedere il bis: Michele Flemma, con il suo inseparabile passamontagna e con la solita arma finta, era entrato nella sala dove, come previsto, non vi erano clienti, ma soltanto due commesse. Ma non la ‘basista’. Infatti le due commesse erano non solo minacciate, ma pure malmenate. Poi Flemma, con 7.500 in tasca, era fuggito con la solita macchina.

Le indagini A ricostruire il tutto è stata la squadra mobile Perugia, diretta dal Marco Chicahhiera ed in particolare dalla Sezione ‘Reati contro il patrimonio’, retta dal sostituto commissario Fabio Tristaino che, insieme al pubblico ministero titolare dell’indagine, Paolo Abbritti, ha messo insieme tutti i pezzi del puzzle, partendo dall’arresto in flagranza di uno dei due componenti ‘operativi’ del gruppo, Gabriele Pompili, l’8 luglio 2013 nel corso di una rapina i banca compiuta in via Settevalli.

La collabrazione Dopo l’arresto, Pompili aveva iniziato a collaborare con gli investigatori della squadra mobile, chiamando in causa il suo complice storico, nonché inseparabile amico d’infanzia, Michele Flemma che, a sua volta, una volta messo alle strette, aveva deciso di collaborare con la polizia per ricostruire i fatti.

Il ‘segnale‘ E così è venuto fuori che, nell’organizzazione delle rapine contestate, fondamentale era tato il contributo di Marco Puglisi, personaggio ‘chiave’ del gruppo, in quanto tramite tra i rapinatori e la sua fidanzata, Manuela Iamunno, l’impiegata della sala scommesse scelta come obiettivo privilegiato’ per i colpi. In base a quanto emerso dall’attività d’indagine, le rapine erano sempre precedute da un segnale telefonico dato dalla ragazza ai rapinatori, tramite il suo compagno che era in costante contatto e collaborazione con loro.

Le denunce Alla fine la polizia ha deferito sette soggetti e il pubblico ministero, anche in considerazione della parziale collaborazione degli indagati, per quattro di loro ha avviato la procedura che li porterà a dover rispondere delle tre rapine ricostruite dalla polizia.,

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