Nel giugno del 2013 era stato arrestato dai carabinieri di Narni Scalo per atti persecutori, calunnie, simulazione di reato e violenza privata. Per gli inquirenti, avrebbe reso la vita impossibile ad alcune famiglie – una in particolare – che vivono, come lui, in un condominio di Narni Scalo. Il tutto attraverso comportamenti violenti, offese di ogni tipo, minacce e percosse.
Sceneggiata Non contento, sempre secondo l’accusa, avrebbe anche simulato un ‘tentato omicidio’ ai suoi danni: per gli inquirenti, però, le lesioni riportate anche da un referto dell’ospedale, per una prognosi totale di sette giorni, se le sarebbe procurate gettandosi a terra da solo. Il tutto con l’obiettivo di incolpare, ingiustamente, la famiglia ‘nemica’.
Il processo L’uomo – 43enne originario del nord Italia ma che vive da tempo a Narni – è difeso dagli avvocati Enrico Maria Gallinaro e Francesco Mattiangeli. La famiglia ‘danneggiata’ si è invece costituita parte civile attraverso l’avvocato Bruno Capaldini. Nell’udienza di lunedì mattina, di fronte al giudice Federico Bona Galvagno, sono stati sentiti due carabinieri citati dall’accusa. Al temine, il procedimento è stato rinviato al prossimo 8 aprile. Per l’avvocato Mattiangeli, difensore dell’imputato, «gli elementi sin qui emersi nella fase dibattimentale, stanno facendo emergere la sostanziale infondatezza delle accuse formulate».