di F.T.
La notifica, avvenuta sabato, dell’ennesima richiesta di proroga delle indagini preliminari nei confronti del sindaco Leopoldo Di Girolamo – e di cui lo stesso ha dato tempestivamente notizia – ha portato alla luce una nuova indagine a carico del primo cittadino di Terni. La terza emersa, dopo quelle legate all’aggiudicazione del servizio di smaltimento del percolato dell’ex discarica comunale di vocabolo Valle – con la procura che ha chiesto il rinvio a giudizio per venti persone – e la recente (e tuttora in corso) ‘Inchiesta Spada’ che vede indagate almeno diciassette persone e i cui contorni non sono stati ancora definiti compiutamente.
TERNI, SINDACO INDAGATO E APPALTI DA CHIARIRE
Tempistica Il terzo fascicolo, l’ultimo, dove si legge il nome del sindaco – e, per il momento, solo il suo – è quello che lo vede indagato per ‘mancata bonifica o ripristino di stato dei luoghi’ (articolo 452 terdecies del codice penale, ndR) con iscrizione nel registro delle notizie di reato datata 27 aprile 2016. Ovvero – questo sembra al momento essere l’unico ‘collegamento’ con l’operazione Spada – pochissimi giorni dopo il coinvolgimento formale nell’indagine venuta alla luce lo scorso 17 novembre con perquisizioni in serie fra gli uffici del Comune di Terni, le sedi di alcune cooperative del territorio e abitazioni private degli indagati.
INDAGINE SPADA, C’È UNA ‘GOLA PROFONDA’?
Sei anni I dati relativi all’iscrizione nel registro delle notizie di reato riportano ad un altro fascicolo, diverso e distinto dai precedenti. Gli unici elementi sul merito dell’indagine, per capire cosa gli inquirenti siano andati ad approfondire, giunge al momento dall’arco temporale in cui la procura contestualizza l’ipotesi di reato di ‘mancata bonifica o ripristino di stato dei luoghi’. Per il pm Raffaele Iannella – titolare del fascicolo al pari di quelli sul percolato e sugli appalti dell’operazione ‘Spada’ – le irregolarità, ovvero il presunto mancato intervento del Comune e del sindaco su una situazione ritenuta evidentemente ‘al limite’ dal punto di vista ambientale – andrebbe dal 2010 fino al 24 febbraio 2016.
L’ipotesi Difficile, senza altri dettagli, poter dire di cosa si tratti. E al momento lo stesso primo cittadino non ne è a conoscenza. Un’ipotesi è che le contestazioni possano ricollegarsi almeno ad una di quelle evidenziate dai magistrati della procura di Terni, nel corso delle audizioni effettuate poco meno di un anno fa, a Terni come a Perugia, dai membri della commissione bicamerale d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presieduta da Alessandro Bratti. In quella sede si parlò anche di alcune situazioni ambientali su cui era mancato un intervento tempestivo degli enti preposti. E andando a leggere l’articolo 452 terdecies del codice penale – «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, essendovi obbligato per legge, per ordine del giudice ovvero di un’autorità pubblica, non provvede alla bonifica, al ripristino o al recupero dello stato dei luoghi è punito con la pena della reclusione da uno a quattro anni e con la multa da euro 20 mila a euro 80 mila» – ecco che l’ipotesi assume una sua logica.