Terni: al Politeama c’è ‘Buena Vista Social Club’ per ‘Sentieri del Cinema’

Appuntamento l’11 giugno alle ore 20.45

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La dichiarazione di amore del regista Wim Wenders a Cuba – ‘Buona Vista Social Club’ – arriva al cinema Politeama Lucioli martedì 11 giugno alle ore 20.45, nell’ambito della stagione di ‘Sentieri del Cinema’. «Un film sulla musica e suo potere liberatorio e aggregante – riporta la nota di ‘Sentieri del Cinema’ – ma anche una testimonianza di vita cubana poco prima del tramonto di Fidel. Negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso il Social Club era la più famosa tra le balere cubane, un luogo di incontro e di ritrovo per i più importanti musicisti del tempo, che avevano trasformato questo club in una straordinaria officina di collaborazioni e contaminazioni. Il club venne chiuso definitivamente negli anni ’60, i suoi artisti si dispersero e si inventarono diversi mestieri per sopravvivere. A fine anni ’90 Ry Cooder – musicista americano autore di numerose colonne sonore tra cui quella di ‘Paris, Texas’ di Wim Wenders e appassionato di musiche popolari – accompagnato dallo stesso Wim, volò a Cuba per registrare un album e raccogliere i racconti di vita dei musicisti di quel tempo perduto, alcuni all’epoca ultranovantenni, la maggior parte caduti nel dimenticatoio, ma tutti ancora dotati di un fulgido, vivo talento».

«Una volta che ho visto e filmato l’Avana ho capito cosa c’era di così speciale in questa musica: era uscita da questa città» ha dichiarato Wenders. «Quella musica era il sangue di questa città. Il luogo era trasceso nel suono, per così dire, aveva trovato un’altra forma di esistenza in queste canzoni. E questi vecchi seppero produrre e riprodurre quella storia del loro luogo, perché non l’avevano abbandonata, come tanti altri musicisti prima di loro che erano fuggiti dal Paese per andare in Florida, in Messico, in Spagna. […] Il loro senso di identità e di appartenenza, l’incredibile amore per il proprio posto, che aveva procurato a questi vecchi tanto dolore e tanta sofferenza, si era rivelato anche la loro forza e la loro grazia salvifica. Anche la musica, grande e commovente, non avviene senza un senso del luogo. Ha bisogno di radici da cui attingere; ha bisogno di storia per alimentarla. A volte, naturalmente, l’assenza di un luogo, l’anelito per esso, l’esilio da esso, possono produrre le stesse radici: non ci sarebbe blues senza il Sud americano, senza il Delta, senza la schiavitù e senza, infine, il continente perduto, l’Africa rimossa per sempre come una galassia lontana. Ad ogni modo, potrei continuare con l’intera lista dei miei film, dimostrandovi che sono iniziati tutti così: come un luogo che va raccontato. […] Pensavo di girare un documentario, e invece eravamo lì pronti a essere testimoni di una favola che nessuno avrebbe potuto immaginare».

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