Terni: Aniello rilancia e porta la querelle sul tema ambientale. «Già presentate denunce»

L’ex assessore attacca nuovamente l’esecutivo di palazzo Spada e l’x collega Cardinali. «Amico di Ast? Lo ha detto lui. Ora vediamo che dicono i magistrati»

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Non molla Mascia Aniello, l’ex assessore all’ambiente del Comune di Terni che si è dimessa in aperta polemica con l’ex collega di giunta Sergio Cardinali, titolare dello sviluppo economico, accusato dalla stessa di averla aggredita verbalmente in almeno due occasioni. Dopo quanto detto dal sindaco Bandecchi, la presa di posizione della giunta a sostegno di Cardinali, il nuovo attacco della Aniello e la replica del diretto interessato, l’ex assessore torna sulla questione e annuncia di aver sporto denunce all’autorità giudiziaria, rimarcando come il problema sia anche di carattere politico e legato alle differenze sostanziali di atteggiamento, fra lei e l’esecutivo di palazzo Spada, nei confronti delle acciaierie Arvedi-Ast di Terni. Di seguito la nota diffusa da Mascia Aniello mercoledì mattina.

«Ho letto le parole dell’assessore allo sviluppo economico di Terni, in un misto di ilarità e pena – afferma Aniello -. Sui noti fatti ricercare coperture presso il sindaco assente è già di per sé tragicomico, così come lo è osservare le distanze siderali tra le interazioni private e i comunicati pubblici degli ex colleghi. Ribadisco: sono stata attaccata come donna, nel volgare tentativo di piegare la mia intransigenza, volta a pretendere il rispetto delle regole».

«Ma, oltre a paventare vie legali contro la sottoscritta per tentare di sminuire toni violenti, urla ferine, porte sbattute, pugni sul tavolo – prosegue l’ex assessore -, mi chiederei intanto se, da pubblico ufficiale, l’interessato abbia rappresentato alle procure lo stato delle falde acquifere, descritto ripetutamente a lui e all’intera giunta, con il cromo esavalente e il nichel tuttora sopra soglia di allarme, oltre al resto, tra fumi, polveri e scarichi fuori controllo. Infatti l’unico possibile ‘equilibrio tra lavoro, occupazione e ambiente’, in una democrazia liberale, si impernia solo nel rispetto della legge, imposto a tutti, a partire da quelle realtà produttive che hanno grandi responsabilità sociali».

«Cardinali – spiega Mascia Aniello – aveva inoltre parlato in giunta di ‘impegno personale con Ast’, per poi correggersi subito, ribaltando la questione su un piano amministrativo: ebbene, considero certamente ‘amico’ di Ast chi assume ‘impegni personali’, espressione infelicissima per un amministratore pubblico. Ma non era la prima. L’assessore ha infatti aggiunto che ‘c’è un atteggiamento vessatorio’ nei loro confronti. Curioso. Ma, in circostanze diverse, parimenti comprovabili, egli era riuscito persino a dire di peggio, suggerendomi, non richiesto: ‘Non dobbiamo farli sentire controllati’. Un pubblico ufficiale può parlare così? Quanto alla contaminazione delle falde, per l’assessore ‘è anche colpa dei rifiuti urbani’, portando così avanti una vulgata parziale e distorta, certo non sgradita ad Ast».

«Sulla connessa vicenda della maxidiscarica – prosegue l’ex assessore all’ambiente -, asset dal valore miliardario regalato con faciloneria all’ottuagenario signorotto cremonese sulla pelle della città, ecco: sarebbe stato bene che Cardinali, prima di portare avanti trattative al ribasso, a esclusivo vantaggio dell’azienda, avesse letto quanto meno sia il programma elettorale, sia il Documento unico di programmazione comunale che è, per eccellenza, l’atto di pianificazione di palazzo Spada. Ma purtroppo in Italia si legge poco. A Terni ancor meno. Così l’assessore non ha voluto tener conto del fatto che, dopo 140 anni, veniva richiesto all’acciaiere di turno di ricercare siti discarica fuori dalla Conca. Cardinali ha invece imposto alla giunta e alla città una non-soluzione, all’insegna del disastro ambientale di sempre, di cui evidentemente non ha minima consapevolezza».

«Si è fatto così – osserva Mascia Aniello – un enorme favore politico-finanziario a un’azienda che, viceversa, dovrebbe compensare miliardi di danni causati a Terni, dalle scorie seppellite ovunque, alle mutilazioni urbanistiche e sociali della guerra, fino all’aria, all’acqua, ai suoli e agli alimenti avvelenati. Invece è a carico delle finanze pubbliche persino l’infinita sistemazione del microscopico parco Rosselli, figurarsi il resto. Oggi Terni non ha più un garante sul fronte della legalità ambientale e sanitaria, perché, con queste premesse, con questa misconoscenza dei problemi, con questa sciatteria, sarà sempre viale Brin a fare il bello e il cattivo tempo, in mezzo a una burocrazia decisamente prona ai loro interessi. Nessuna contestazione aperta sui metalli pesanti fuorilegge, ma nemmeno una protesta vibrante per raccogliere grida ormai manzoniane di lavoratori che si erano rivolti alla sottoscritta, essendo stati finora inascoltati anche da una parte delle rappresentanze sindacali».

«Quanto al resto delle mistificazioni e delle amnesie, gli atti parlano chiaro: come noto, la sottoscritta ha votato no alla delibera di approvazione di questo protocollo di intesa, essendo stato stranamente svuotato di ogni prescrizione tecnica seria, un atto catastrofico a livello ambientale, sanitario e finanziario. Si ritiene tuttora gravissima e piena di ombre l’intesa raggiunta, dalla sua genesi alla sua definizione, alla sua eventuale esecuzione; ritengo altrettanto anomale le condotte di altri soggetti già denunciati, richiedendo necessari approfondimenti in sede giudiziaria ordinaria e contabile. Ho già presentato querele molto circostanziate, in diverse procure, viste le forzature inaccettabili e i gravi reati sin qui commessi: la scrivente era infatti lì solo per difendere con rigore gli interessi pubblici e per respingere le interferenze indebite e reciproche tra siderurgia e pubblica amministrazione. Ora saranno i magistrati a verificare chi abbia svolto correttamente il proprio lavoro e chi no».

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