Ci è voluto un bel po’ di tempo – mesi in questo caso rispetto al primo project – e anche polemiche, ma alla fine è arrivato il via libera del consiglio comunale al progetto di fattibilità tecnica-economica per la realizzazione del tempio crematorio a Terni. Lunedì il voto positivo a palazzo Spada con 22 favorevoli e 7 astenuti.
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Concessione da 25 anni, investimento complessivo da 4,6 milioni di euro, avvio lavori nel 2025 e conclusione nel 2026. In campo la Altair Funeral srl. La proposta originaria è stata rimodulata per un diverso piano tariffario più a favore dei ternani: «Introduce uno sconto rispetto alle tariffe massime per le cremazioni pari al 18% e ulteriori riduzioni tariffarie che consentono un servizio a costi più vantaggiosi per i cittadini rispetto a quelli applicati da altri impianti crematori dell’Umbria e delle regioni limitrofe». Ci sarà la camera settoria con celle frigorifere. Nel contempo altre polemiche.
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Non molla la presa il professore universitario Giuseppe Strappa che, dopo il primo botta e risposta della scorsa settimana, torna sul tema rivolgendosi al dirigente Federico Nannurelli: «La sua risposta francamente mi preoccupa. Le debbo dire io che il problema di un crematorio è diverso, mi perdoni, da un problema di smaltimento ? Che non è solo un operazione tecnico finanziaria? Che ha a che fare con il lutto e la separazione e richiede un’attenzione particolare. Per questo anche la normativa prevede un attento coordinamento delle opere per il decoro dei cimiteri. É del tutto legittimo che il Comune si dia gli strumenti finanziari che ritiene più opportuni per realizzare e gestire l’opera. Ma anche il buon senso vorrebbe che il nuovo progetto fosse congruente con quanto già realizzato. Possibile che i progettisti giá incaricati dell’opera, che seguono da molti anni la costruzione del cimitero, non vengano nemmeno informati? Che debbano apprendere la notizia dai giornali? Come peraltro sa e vorrei sommessamente ricordarle, esiste già un nostro progetto di crematorio, approvato e pagato dall’amministrazione. Possibile che lei, da tecnico, voglia interrompere brutalmente la costruzione di un fabbricato per realizzare la nuova opera, quando sarebbero possibili soluzioni congruenti e in continuità con quanto è stato già fatto? Sarebbe bastato consultarci (i tecnici che l’hanno preceduto sanno che la parcella è l’ ultimo dei miei problemi) per trovare una soluzione ragionevole. Terni é una città – conclude – colta e di grandi tradizioni architettoniche, anche moderne. Meriterebbe, me lo lasci dire, una gestione diversa delle nuove opere». Difficile non attendersi una replica.
Che infatti arriva nella tarda mattinata: «Trovo atipico che un dirigente della PA si rapporti con un soggetto potenzialmente controinteressato ad un procedimento attraverso questo sistema. Nel prendere in esame – il commento di Nannurelli – il contenuto delle osservazioni non aggiunto molto, non avrebbe senso. Evidenzio che non è mio compito interloquire con un professionista terzo al procedimento in ordine agli aspetti compositivi della questione; è stato avviato e concluso un iter che ha preso atto di una proposta di partenariato pubblico-privato inviata in perfetta autonomia da un operatore economico, in precedenza non presente nel piano triennale delle opere pubbliche. In aderenza ai principi dettati dal nuovo codice degli appalti, su proposta di un soggetto che può operare nel campo degli investimenti pubblici, c’è l’obbligo di esprimerci con un provvedimento sulla fattibilità ed economicità dell’operazione per il pubblico interesse. In questa fase non ha previsto una interlocuzione, abbiamo reso pubblica l’operazione che si sta facendo e, su comunicazione di parte, ho dato informazioni sul procedimento ai soggetti che chiedono delucidazioni. L’ordinamento giuridico stabilisce le modalità di partecipazione e per manifestare eventuali dissensi. Anche con ricorso al Tribunale amministrativo regionale».