di F.T.
Le facce non mentono. Le parole possono ingannare, ma le facce no. E basta guardarli, qui, nella chiesa di Sant’Antonio, i tuoi amici. Li fissi, uno ad uno, e capisci. E ti fai da parte. Perché il loro dolore è un muro che non ti permetterebbe, comunque, di passare.

L’emozione Ti applaudono, e piangono, mentre passi in mezzo a loro per l’ultima volta, accompagnato dai ragazzi della Junior Campomaggio. «Il mondo è ancora tuo», ti hanno scritto e forse lo pensano sul serio. Perché in questa giornata di pieno – e ingiusto – sole, il mondo che ti è crollato addosso in quella maledetta notte, ti si stringe intorno e ti abbraccia.
APPLAUSI E PALLONCINI PER RICCARDO – VIDEO
La chiesa Grande è grande, la chiesa. Ma non abbastanza. Dentro, intorno a te, c’è quel mondo che resterà tuo comunque. Tanti fiori, la maglia della tua squadra, quella della Juve di cui eri tifoso, firmata dai tuoi amici. E poi palloncini, striscioni e cartelloni. Tanti modi per dirti che ti volevano bene in tanti. E te ne continueranno a volere.
L’ADDIO DELLA SORELLA VERONICA
Parole forti Erano in centinaia per l’ultimo saluto a Riccardo La Gatta, il 19enne ternano morto in seguito all’incidente stradale avvenuto sabato sera all’incrocio fra via Turati e via Di Vittorio. Una cerimonia intensa, partecipata e – soprattutto – sincera. Come le parole del padre, Roberto: «Non è morto solo mio figlio – ha detto dall’altare – ma anche chi gli voleva bene, chi lo amava. E quella povera ragazza artefice di questo destino (la 24enne ternana al volante della Lancia Y contro cui è finito lo scooter di Riccardo, ndR) che porterà la morte nel cuore. Le voglio dire che nessuno, qui, ce l’ha con lei. E’ stato un incidente e come tale poteva capitare a chiunque, anche a mia figlia. Se vuole parlare con me, sono pronto ad aiutarla». Poi, sulla spinta dell’emotività: «Io non sono Dio, sono solo un essere piccolino. Ma a Dio voglio dire che i figli non si toccano».
Il parroco «Siamo qui per celebrare la vita, anche di fronte ad una morte che non comprendiamo – ha detto padre Alessandro Cardello nella sua omelia -. Il Signore non ci libera delle nostre croci e dal dolore, ma ci viene a salvare nella morte. Lo stesso fate voi – rivolto ai familiari e agli amici – con l’amore, l’amicizia e il ricordo indelebile di cui siete testimoni. Questi sentimenti non muoiono mai e rimangono nel nostro cuore, dove un posto per Riccardo ci sarà per sempre».
Le testimonianze Tanti i messaggi, le lettere, le testimonianze degli amici e dei familiari dello sfortunato ragazzo. I compagni di scuola («Il nostro non è un addio, ma un arrivederci»), gli amici («Per noi sei un fratello che non ci lascerà mai. Certi momenti sono indelebili e tu sei e resterai sempre un grande compagno con cui piangere, ridere, sognare»), del compagno della sorella Veronica, della mamma Carla («Se oggi siete in tanti, è perché mio figlio ha saputo amare. E con il suo amore, possiamo cambiare, rendere la nostra realtà migliore») e dello stesso vescovo, monsignor Giuseppe Piemontese, il cui messaggio è stato letto al termine della funzione religiosa.