di Fra.Tor.
«Per il progetto ‘Stadio-clinica’, a nostro avviso, è improprio il meccanismo di collegamento con attività imprenditoriali annesse allo sport. Si realizzerebbe poi una clinica che andrebbe a sottrarre prestazioni dal bilancio dell’azienda ospedaliera. L’ospedale si esproprierebbe quindi di 10-12 milioni di euro l’anno da dare alla clinica e quindi andrebbe in deficit. Significherebbe tagliare ulteriormente in una situazione, quella che stiamo vivendo, già drammatica». Questa la posizione del Comitato per la difesa dell’ospedale di Terni che mercoledì in una conferenza stampa ha ribadito proposte e possibili azioni da intraprendere relativamente allo fruibilità da parte dell’utenza dell’attuale struttura edilizia dell’azienda ospedaliera Santa Maria prima ancora di avviare la realizzazione di un nuovo ospedale.
VIDEO – PARLA FEDERICO DI BARTOLO
«L’operazione del nuovo ospedale di Terni va, secondo noi, effettuata con fondi totalmente pubblici», ha sottolineato Federico Di Bartolo, presidente del Comitato. «Noi siamo radicalmente contrari a progetti che pesano sul bilancio dell’azienda perché in questo contesto di crisi del sistema sanitario e di crisi generale di bilancio dello Stato non si possono fare ospedali in cui pagano i cittadini con il taglio alle prestazioni. Sono previsti a livello nazionale fondi specifici dello Stato per finanziare la costruzione di ospedali e la Regione deve eccedere a questi fondi».
Il project financing, ha aggiunto, «è una formula di finanziamento privato che nel settore sanitario non può trovare un’applicazione canonica e perciò si è rivelata negativa anche per finanziamenti ben minori del nostro che sarebbe invece di proporzioni enormi. Debito, interessi e onerosi meccanismi contrattuali sottraggono infatti per decenni alle aziende sanitarie importanti risorse finanziarie destinate al loro funzionamento, costringendole al taglio di servizi e prestazioni che va poi a ricadere sulle tasche e sulla salute dei cittadini. Un finanziamento Inail comporterebbe invece l’acquisizione della struttura in locazione e non in proprietà, con un onere comunque rilevante. L’obbligato rientro dal debito statale renderà inevitabile la privatizzazione di forti quote di patrimonio pubblico, tra cui quello Inail, alimentando rischi e incertezze».
La questione nuovo ospedale, per il Comitato, «va chiusa in tempi brevi dalla presidente della Regione, che ha dimostrato grande disponibilità, ma che adesso deve dimostrare con i fatti, perché per fare un nuovo ospedale ci vogliono dai 12 ai 15 anni. Nel frattempo, però, ci sono 3 importanti questioni da risolvere sulla struttura esistente: completare la climatizzazione di tutti i reparti di degenza, perché i soldi sono già nel bilancio dell’azienda e in estate i pazienti non possono stare in quelle condizioni; riorganizzare e ampliare il pronto soccorso; adeguare il parcheggio esterno. Infine, il giro di direttori generali ha creato confusione e destabilizzazione nella programmazione, serve quindi riorganizzazione nella gestione dei servizi che ricadono poi sulle liste d’attesa. Un ospedale non organizzato bene ha difficolta nel rispondere alle esigenze dei pazienti. Chiediamo un incontro con la presidente Proietti per esporle le nostre idee e capire come intende affrontare le questioni».