La questione che sta paralizzando i lavori del consiglio comunale di Terni dovrebbe avere il suo punto di svolta a breve, tra martedì e mercoledì, con la conclusione dell’istruttoria da parte della segreteria generale di palazzo Spada. Ma intanto la polemica sugli undici consiglieri ‘morosi’ del Comune di Terni, di cui uno della minoranza – il pentastellato Luca Simonetti, uscito da solo allo scoperto – continua a scaldare gli animi, tanto da spingere anche il sindaco Leonardo Latini a prendere posizione.

Il nodo Al vaglio degli uffici comunali ci sono contravvenzioni, bollettini, cartelle esattoriali che non sarebbero stati onorati da parte dei consiglieri finiti nel mirino nei confronti del Comune e di sue aziende partecipate. Importi che vanno da poche decine di euro a qualche migliaia e che tutti starebbero cercando di sanare per sventare il rischio di incompatibilità con il proprio ruolo in consiglio e quindi di decadenza. Non si eviterebbero però eventuali risvolti penali per falso in atto pubblico – anche dopo l’esposto presentato dal consigliere del Pd Valdimiro Orsini, il primo a sollevare la questione – visto che al momento dell’elezione gli undici hanno firmato una dichiarazione in cui escludevano ogni elemento di incompatibilità.

L’intervento Quanto al sindaco, in una nota ricorda che «nel mio discorso di insediamento tra le altre cose, avevo auspicato una Terni senza veleni. Questo appello è stato accolto con coscienza da una parte significativa dell’opposizione. Eppure in questi giorni anche chi è stato tra i protagonisti nel precedente consiglio comunale dell’attuale situazione di dissesto del Comune, – forse non per caso – sembra invece voler percorrere un’altra strada: quella della polemica sterile, strumentale e della propaganda. Riaffiorano vecchi metodi, spesso utilizzati addirittura nelle dinamiche interne della passata coalizione di governo, e ancora una volta il bene della città viene messo in secondo piano rispetto a logiche di parte molto distanti dagli interessi dei cittadini e di una comunità che miriamo invece a rinsaldare».
L’attacco al Pd In merito più nello specifico alla questione incompatibilità, Latini mette in chiaro «di ritenere giusto e opportuno che tutti i consiglieri e gli assessori attualmente in carica, debitori a qualunque titolo nei confronti dell’amministrazione, paghino ciò che devono pagare e regolarizzino le loro posizioni» . «Allo stesso modo ritengo però altrettanto doveroso – aggiunge – che gli amministratori precedenti della maggioranza di centro-sinistra che con le loro decisioni e i loro voti hanno contribuito a creare decine di milioni di debito del Comune stesso, conducendolo ad una indecorosa ‘bancarotta’, paghino per quanto accaduto, in base alle responsabilità che saranno eventualmente accertate».
Chiarezza «Da parte mia, e i cittadini ne possono star certi – continua -, ci sarà una straordinaria attenzione all’etica della responsabilità: non chiederemo sconti e non ne faremo. Non siamo perfetti, né abbiamo bacchette magiche ma, come promesso e come stiamo già facendo, lavoreremo sodo – come abbiamo fatto anche in occasione di questa prima prova che abbiamo dovuto affrontare con l’emergenza bomba – per ridare a questa città martoriata una speranza. Faremo chiarezza con onestà e trasparenza e continueremo a dialogare per il bene di Terni con tutti coloro che lo vorranno, affinché ci si possa confrontare sui problemi reali, come chiedono i cittadini, ascoltando e facendo tesoro delle critiche costruttive, ma senza continuare a intossicarci con i veleni che già hanno messo in grave difficoltà la città» .
Infine, Latini, ribadisce «la piena fiducia verso ciascuno dei miei assessori e il convinto sostegno al loro operato». «Questa Giunta – conclude – , insediatasi da neppure 20 giorni, in piena estate, in una situazione disastrata, emergenziale e oggettivamente satura di problemi, che alcuni moralizzatori di oggi ci hanno lasciato in dono, è espressione di una amplissima maggioranza e di un sindaco eletti dai ternani per cambiare, nei tempi e nei modi possibili, il volto di questa città, restituendole in primo luogo l’orgoglio di sentirsi comunità. Questo vogliamo fare e questo faremo. Con rigore e con determinazione».
Orsini: «C’è chi si sente sopra le regole» Al primo cittadino replica, a stretto giro, il consigliere Orsini (Pd): «Apprendiamo con stupore come per il sindaco di Terni parlare della indecorosa questione delle incompatibilità equivalga ad un veleno. Chiedere il rispetto della legalità vuol dire semplicemente chiedere che le regole valgano per tutti. Tutti noi siamo tenuti al pagamento di tasse, tributi e tariffe, una cosa elementare che vale per i cittadini e per chi li rappresenta. Ma in questi giorni sta emergendo il pensiero autentico di chi si sente sopra le regole, che pensa che pagare le tasse sia roba per comuni mortali. Ora emerge anche che il richiamo alla legalità sia considerato un inquinamento della vita politica perché evidentemente questa è la mentalità di chi ha utilizzato anche in passato queste argomentazioni, con il richiamo alla legalità non perché si creda nell’autentico rispetto delle norme ma perché serve a colpire l’avversario. Per noi invece la legalità è un valore assoluto, non a senso unico. Se nel passato ci sono stati errori nessuno ha mai chiesto di chiudere un occhio, ma un sereno accertamento della verità. Ora chiediamo al sindaco, invece di scrivere comunicati e post su Facebook, di far tornare quanto prima in attività il consiglio comunale al momento sospeso sine die perché la maggioranza non sa affrontare il tema delle incompatibilità e soprattutto della veridicità delle dichiarazioni firmate al momento della accettazione delle candidature e delle cariche».

«Spreco di risorse. E le scuse?» Anche il vice presidente della Regione Fabio Paparelli è intervenuto su Facebook, gettando altra benzina sul fuoco: «Dopo essere salito alla ribalta dei giornali nazionali per il caso del falso dei consiglieri incompatibili – scrive – il sindaco di Terni Latini invece che chiedere scusa e invitare i consiglieri comunali (e regionali?) morosi a saldare i propri conti con il Comune di Terni, non trova di meglio che attaccare l’opposizione che fa il proprio dovere. Non gli sono bastate cinque sedute del consiglio comunale invalidate, 15 mila euro di gettoni di presenza e altrettanti rimborsi – spese buttate al vento – per formalizzare le proprie scuse ai cittadini di Terni per lo spreco di risorse pubbliche. Non una parola sulle diverse crisi aziendali, dall’Ast alla ex Novelli, sulle quali il suo governo amico non dà risposte da mesi, ma trova il tempo solo per attaccare l’opposizione che denuncia correttamente questi fatti».

Il primo consigliere ad uscire allo scoperto è stato come detto Simonetti, che ha reso noto di essere venuto a conoscenza di un debito con l’amministrazione comunale per un importo di 77 euro dovuti al mancato pagamento di una retta della refezione scolastica nell’anno scolastico 2012/2013. «Un caso nella peggiore delle ipotesi di pura dimenticanza visto che ho sempre onorato tali impegni sia prima che dopo il mese in questione» ha spiegato pubblicamente ma per il quale ha provveduto a saldare la somma richiesta. Ora, se non l’hanno già fatto, tocca agli altri.
Anche Alessandro Gentiletti, consigliere di ‘Senso Civico’, dice la sua: «Il sindaco aveva promesso che la nostra città sarebbe presto tornata ad essere una città normale. Ebbene, è già trascorso più di un mese dallo svolgimento del ballottaggio. Venti giorni dall’insediamento della giunta. A distanza di così poco tempo non solo la città non è tornata a vivere tranquillamente ma la situazione è peggiorata. La maggioranza consiliare ha deciso di prendere in ostaggio il consiglio comunale per le pendenze tributarie di alcuni suoi consiglieri, che sarebbero stati cosi pervicaci nel loro rifiuto di pagare il dovuto all’erario tanto da dichiarare in sede di autocertificazione che nulla dovevano. Come credo di aver già dimostrato, personalmente ho tutta l’intenzione di fare un’opposizione costruttiva a questa maggioranza. Per questo non posso esimermi da una richiesta di buonsenso. Lo faccio oggi che ancora non conosco i nomi dei consiglieri che sarebbero incompatibili perché morosi. A loro – conclude Gentiletti – per i quali è tenuta in ostaggio la vita politica della nostra comunità, chiedo un gesto di dignità istituzionale: dimettersi. Occorre restituire alla città il suo consiglio invece che continuare a tenerlo paralizzato. Occorre ripristinare la sua credibilità».