Terni: «Da demolire» Tar ‘salva’ palazzina

Il Comune aveva annullato il permesso di costruire per difformità riscontrate sull’edificio in cui vivono diverse famiglie. Il tribunale ha però dato ragione a quest’ultime

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Per il Comune di Terni quella palazzina di tre piani in via Ippocrate 303/C, realizzata da circa sei anni e dove vivono diverse famiglie, deve essere demolita in ragione di alcune difformità nella realizzazione del fabbricato rispetto alla rappresentazione grafica e di progetto. Per il Tar dell’Umbria, invece – a cui si sono rivolti i residenti e anche il progettista dello stabile -, l’edificio deve restare così com’è.

Primo ’round’ Questo l’esito del ‘primo round’ – secondo se si considera la sospensiva precedentemente ottenuta – di fronte al tribunale amministrativo regionale del procedimento avviato da coloro che vivono nello stabile e dallo stesso progettista, assistiti dagli avvocati Giovanni Ranalli e Fabrizio Garzuglia.

Le contestazioni In seguito agli accertamenti, eseguiti anche attraverso il nucleo di vigilanza edilizia, il Comune aveva annullato il permesso di costruire: un passo obbigato in vista del successivo ordine di demolizione. Ciò sulla base di difformità come «la traslazione di circa un metro dell’area di sedime, la violazione dei limiti di distanza rispetto ai fabbricati posti al confine, la realizzazione di finestre più grandi rispetto a quelle assentite».

Edificio ‘salvo’ Il Tar ha però accolto il punto di vista dei cittadini e del tecnico – progettista ma anche direttore dei lavori – sostenendo come il verbale di sopralluogo del Comune risulti «a tratti perplesso e condizionato ad ulteriori verifiche che l’amministrazione non risulta aver effettuato. Rilevandosi un diverso posizionamento (di circa un metro) dell’edificio rispetto a quanto indicato nei titoli edilizi succedutesi nel tempo, gli agenti accertatori – scrive il Tar nella sentenza – si sono tuttavia riservati un maggiore approfondimento istruttorio, di cui poi non vi è alcuna traccia. Al contempo è del tutto generica la indicata presenza di finestre più grandi rispetto a quanto assentito con la Scia, dovendo l’autorità comunale farsi carico di descrivere compiutamente l’entità di tali difformità. […] Se è vero che l’onere motivazionale è soddisfatto con la descrizione delle opere e l’indicazione della loro abusività, è altrettanto vero che è onere dell’autorità comunale quantomeno indicare compiutamente gli interventi realizzati in difformità rispetto ai titoli abilitativi ottenuti».

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