di Maria Luce Schillaci
Clima pessimo a Terni. La città dell’acciaio figura al penultimo posto nella classifica dell’indice del clima del quotidiano economico Il Sole 24 Ore. La graduatoria racconta quali sono le città con il clima migliore, in grado cioè di offrire un maggiore benessere a chi vive sul territorio in fatto di qualità della vita. Al risultato contribuiscono 15 indicatori meteo elaborati dall’ufficio studi de Il Sole 24 Ore, a partire dai dati di 3Bmeteo aggiornati al decennio 2014-2024. Su 107 città, Terni è la 106esima seguita da Caserta, fanalino di coda della classifica.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio la classifica. È Bari a piazzarsi sul primo gradino del podio, seguita da due territori della costa Adriatica: Barletta-Andria-Trani al secondo posto e Pescara al terzo posto. Tre città del Mezzogiorno occupano il podio della classifica. Il sud, in generale, regna sulla top 10 dove figurano anche Enna, Chieti e Catanzaro. Tra i primi dieci figurano quasi tutti territori costieri, ma ci sono solo tre capoluoghi di provincia del centro (Livorno, Pesaro Urbino e Ancona) e uno del nord, Trieste. Non figura nella top 10 invece Imperia, risultata vincitrice nella prima edizione dell’Indice del clima pubblicata nel 2019: è scivolata al 17° posto forse a causa dell’introduzione di nuovi indicatori come i parametri negativi dei giorni consecutivi senza pioggia e delle notti tropicali. In chiusura di classifica c’è Caserta, preceduta da Terni, dalle province del nord-ovest (Asti e Alessandria) e dalle Padane Piacenza, Cremona, Parma e Reggio Emilia.
Focus sui primati legati ai singoli parametri meteo: Agrigento è prima con una media di 9,2 ore di sole al giorno contro le 6,7 di Belluno, agli antipodi nella classifica sul soleggiamento. La città veneta è anche ultima con il maggior numero di giorni freddi (20,5 all’anno, in media, nel decennio esaminato) e per umidità relativa, intesa come giorni fuori dal comfort climatico (sotto il 30% oppure oltre il 70% di umidità): sono ben 260 su 365. Belluno vanta però anche il minor numero di notti tropicali (uno dei nuovi indicatori), durante le quali – tra mezzanotte e le sei – si rileva una temperatura superiore ai 20 gradi: solo 14,3 contro le oltre 137 di Palermo. Venezia, invece, è prima con meno picchi di caldo estremo (temperatura uguale o superiore a 35 gradi), pari a 0,4; a Terni, invece, questo indice schizza a 45,5 giorni, il valore più alto in Italia. Le aree interne risultano penalizzate nell’escursione termica (qui Terni è penultima, davanti a Rieti) dove invece primeggiano le località di mare.
Sulla questione intervengono anche politica e istituzioni.
di Thomas De Luca
Assessore all’ambiente – Regione Umbria
Il contrasto e l’adattamento ai cambiamenti climatici non si fa con singole iniziative ma cambiando strutturalmente la pianificazione strategica a 360 gradi, per questo la Regione Umbria sta lavorando attraverso iniziative di legge e atti di pianificazione che possano disegnare concretamente la capacità di mitigazione di quella che è la grande sfida dei nostri tempi.
In questa direzione la Regione Umbria ha avviato, in pochi mesi, un cambiamento radicale di prospettiva. Siamo l’unica regione italiana insieme alle Marche tra i 164 progetti presentati ad avere ottenuto il finanziamento per il progetto ‘Umbria Region Adaptation to Climate Change’ (URACC) in partenariato con 3A-Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria: un primo contributo di 210 mila euro dall’Unione Europea attraverso il bando ‘Pathways2Resilience (P2R)’ destinato a supportare le Regioni europee nello sviluppo dei propri Piani di adattamento ai cambiamenti climatici.

Questo dopo aver visto la Regione Umbria essere la prima regione in Europa ad inserire nel proprio Statuto un articolo dedicato, l’11-ter, alla crisi climatica e la Presidente assegnare una specifica delega alle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
Non solo, stiamo anche agendo concretamente per dare risposte immediate. Poche settimane fa la Giunta regionale ha stanziato anche 700 mila per il progetto RIMU Clima, parte del PR FESR 2021-2027, per il potenziamento dei presidi territoriali per un monitoraggio più efficace finalizzato a migliorare la nostra capacità di prevenire e gestire i rischi naturali legati ad eventi estremi. Risorse che i vari servizi, dalla Protezione Civile a quelli dell’agricoltura utilizzeranno per attività specifiche volte a migliorare la rete meteorologica e prevenire i rischi.
Intenzione del mio assessorato è quella di delineare il Programma stategico territoriale (PST), istituito dalla legge regionale 21 gennaio 2015 e mai approvato dopo 10 anni, come lo strumento con cui declinare in ogni aspetto della vita della nostra regione l’adattamento ai cambiamenti climatici individuando le azioni necessarie alla mitigazione del rischio territoriale ed ambientale, al risanamento delle singole componenti dell’ecosistema ed alla valorizzazione delle specificità.
L’analisi presentata oggi dal Sole 24 Ore aggiornata al periodo 2014-2024 e basata sui dati forniti da 3bmeteo conferma che l’Umbria è particolarmente vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici. La classifica sulla qualità del clima dei 107 capoluoghi di provincia relega Terni al penultimo posto e sempre Terni ha il dato peggiore in assoluto rispetto a caldo estremo (media annua dei giorni in cui la temperatura supera i 35 gradi) e ondate di calore (media annua degli sforamenti sopra i 30 gradi per tre giorni consecutivi). Stiamo facendo i conti con variabili come notti tropicali, escursione termica, intensità pluviometrica, circolazione dell’aria, riduzione della disponibilità idrica e con il significativo impatto sulla nostra regione a livello economico, sociale ed ambientale.
Per questo, oltre ad intercettare nuove risorse attraverso funzioni dedicate a questo specifico compito nella nuova riorganizzazione, ogni euro speso dalla Regione Umbria dovrà essere messo a sistema per garantire che le nostre comunità siano pronte ad affrontare i sempre più visibili e tangibili effetti della crisi climatica. La Conca ternana è l’hotspot climatico più importante della regione e come tale deve essere affrontato sin da subito potenziando i presidi sociali e sanitari per affrontare le ondate di calore.
di Michele Pennoni
Segretario provinciale Azione Terni
L’indagine uscita oggi 28 aprile ‘Qual è la città italiana con il clima migliore?’ classifica, elaborata dal Sole 24 Ore su dati di 3b Meteo, fotografa il benessere climatico in 112 capoluoghi (riaggregrati su base provinciale) con 16 parametri meteo relativi al periodo 2014-2024. L’indice sintetico è uno dei 90 indicatori dell’indagine annuale della Qualità della vita su parametri meteo relativi al periodo 2014-2024, dipinge un quadro allarmante per la qualità climatica della nostra città. Terni si colloca al 106° posto su 107 province italiane, precedendo solamente Caserta.

Questo risultato certifica una situazione non sorprendente ma certamente allarmante e deve spingere le amministrazioni a un’azione immediata e concreta. I dati parlano chiaro: Terni registra un aumento di 3 gradi Celsius nel periodo 2010-2024, un’impennata che ci posiziona tra le aree più critiche del Paese. Siamo inoltre al 106° posto per ondate di calore, ovvero il superamento dei 30 gradi per tre giorni consecutivi, e addirittura all’ultimo posto (107°) per numero di giorni all’anno con sforamenti di temperatura massima oltre i 30°C per tre giorni consecutivi.
Questi numeri non sono semplici statistiche, ma riflettono un disagio crescente per i cittadini, con ripercussioni significative sulla salute, in particolare per anziani, bambini e persone con patologie croniche. Il fenomeno delle ‘isole di calore’ urbane, accentuato dall’urbanizzazione e dall’impermeabilizzazione del suolo, dal traffico veicolare e dall’uso dei condizionatori, sta rendendo la nostra città sempre meno vivibile durante i mesi estivi verso i quali, tra l’altro, ci stiamo avvicinando. Andando ad analizzare l’interessantissima indagine si può capire che questi dati non sono solo legati alla conformazione olografica della città ma molti altri sono gli elementi che intervengono su questi effetti. In sostanza, non è il destino a legarci a questa situazione.
Non vogliamo aprire un capitolo sulle responsabilità storiche ma vogliamo trattare di soluzioni pratiche. Esistono ormai da molti anni interventi urbanistico, infrastrutturali per questo tipo di situazioni. Non stiamo parlando di una retorica accademico/ambientalistica ma di misure assolutamente pratiche di contrasto a questi effetti che danno risultati efficaci. La mancata realizzazione di infrastrutture verdi e blu comporta un futuro nel quale l’aumento di malattie respiratorie cardiovascolari avranno un impatto fortissimo sulla sanità Ternana: aumento di colpi di calore, disidratazione, stress cardiovascolare e insufficienza renale, specialmente tra anziani, bambini e persone con condizioni mediche preesistenti.
Durante le ondate di calore, la mortalità urbana può aumentare significativamente. Aumentano le malattie respiratorie, quelle cardiovascolari, quelle trasmesse da vettori e le allergie con un impatto sulla sanità pubblica che determinerà un aumento della domanda di servizi sanitari: un maggiore afflusso di pazienti al pronto soccorso e un incremento dei ricoveri ospedalieri, mettendo sotto pressione le risorse sanitarie. Si prefigurano costi sanitari maggiori e disuguaglianze sanitarie: le fasce di popolazione più vulnerabili, come gli anziani, le persone a basso reddito e le comunità marginalizzate, sono spesso le più colpite dagli effetti negativi del calore e del riscaldamento urbano, amplificando le disuguaglianze sanitarie esistenti. Una città fornace avrà riflessi inevitabili sullo spopolamento; al contrario, implementare strategie come l’aumento delle aree verdi urbane, l’utilizzo di materiali da costruzione riflettenti, la creazione di infrastrutture blu, la promozione di tetti verdi e la pianificazione urbana che favorisca la ventilazione sarà motivo di opportunità di realizzazione di professionalità specifiche e opportunità di lavoro.
Azione Terni chiede con forza alle amministrazioni pubbliche comunali, proivinciali e regionali di prendere atto di questa grave situazione, di lavorare di concerto e di passare dalle parole ai fatti. È necessario un intervento urgente, pianificato e programmato che introduca nei regolamenti edilizi e nella programmazione urbanistica e delle infrastrutture elementi concreti per contrastare in misura molto maggiore il riscaldamento urbano (data la certificata inefficacia di quanto sino ad ora applicato) e politiche concrete per la riduzione del traffico veicolare, incentivazione del trasporto pubblico e della mobilità sostenibile.
Queste sono ormai conclamate come vere e proprie urgenze ambientali ma, come detto, dai riflessi sanitari importanti, che fronteggiano un ospedale di Terni già al collasso e (di cui è ancora incerta la nuova realizzazione, che dovrà tenere anche conto di questi aspetti sulla progettazione futura), ci interessa sia la rapidità con cui verranno introdotte queste misure sia le fonti di finanziamento tra cui, a questo punto, anche la programmazione su Terni dell’aumentato gettito fiscale regionale. Non possiamo permettere che Terni diventi una città da cui i cittadini sono costretti ad allontanarsi a causa del clima. Le ‘chiacchiere si squagliano al sole’, è tempo di azioni concrete per garantire un futuro più fresco e salubre per la nostra comunità.