di F.T.
Provare a vedere se si possa ripartire, mantenendo uno straccio di unità, magari – nella migliore delle ipotesi – iniziando a ricostruire qualcosa d’altro e di diverso ripetto a ciò che è stato e che ha portato, anche a Terni, il partito sull’orlo della deflagrazione. Senza dimenticare che, insomma, c’è una scadenza elettorale non secondaria alle porte.

L’attesa direzione comunale del Pd di Terni – ordine del giorno: analisi della cocente delusione alle ‘politiche’ e costruzione di un percorso verso le elezioni amministrative – ha ruotato attorno a un paio di concetti chiave, dirimenti per la linea che il partito dovrà darsi in vista del voto di maggio/giugno. Per avere qualche chance di giocarsela con i rivali che – in attesa dei rispettivi candidati – al momento sembrano tutti, chi più chi meno, in condizioni di salute decisamente migliori.
Il primo è l’addio/non addio di Eros Brega al partito, un tema attorno al quale – volenti o nolenti – si gioca un pezzo della partita, anche elettorale. Tema che nel corso della direzione ha visto anche l’appello a ‘non abbandonare la barca’ da parte dell’ex sindaco Leopoldo Di Girolamo che, insomma, qualche ragione – a prescindere da torti e ragioni – di rivalsa dal suo punto di vista, potrebbe pure averla. Ma l’unità della baracca è stata anteposta ancora una volta dall’esperto medico, almeno a parole.

I passi Sarà però sui passi concreti che si misurerà, a stretto giro, la tenuta del Pd ternano. All’orizzonte, in assenza di novità, c’è un ammutinamento – dopo i primi ‘standby’ di Gianluca Rossi e Maria Grazia Proietti – con conseguenti pesanti riflessi sulle candidature del centrosinistra. Una spaccatura vera, per farla breve.
«Finita esperienza nel centrosinistra» Giovedì sera, dopo l’introduzione della segretaria comunale Sara Giovannelli, che ha ribadito come il Pd a Terni abbia retto allo ‘tsunami giallo-verde’ delle politiche e come vadano definite in fretta allenze e candidature per le amministrative, ha parlato Eros Brega. «Molti dentro il partito, a livello locale – ha detto il consigliere regionale – non hanno ancora la consapevolezza di ciò che è accaduto. Personalmente non mi riconosco e non credo più in questo progetto politico del centrosinistra. Trovo opportuno chiamarmi fuori perché è stata l’ambizione, di tutti e compresa la mia, a portarci in questa situazione. Ora occorre, ed è necessaria, una nuova classe dirigente che restituisca dignità alle sedi e agli organismi del Pd. Dal 1990 ho lavorato ininterrottamente alla costruzione del centrosinistra locale, ma questa esperienza non può che dirsi finita».

Addio o no? A diversi dei presenti, ed a ragione, le parole di Brega sono apparse come il suo commiato dal Pd. Ma la politica lascia quasi sempre degli spiragli – a dire il vero anche al sindaco dimissionario ne erano stati lasciati, prima che decidesse di mettere fine allo snervante stillicidio dei tira e molla e quindi alla sua esperienza a palazzo Spada – che, in questo caso, appaiono molto sottili. Ma tant’è.
Damiano ‘punge’ e si smarca Prima dell’intervento dell’ex sindaco – una lunga analisi con appello finale a Brega – ha parlato anche Cesare Damiano, secondo il quale «Di Girolamo è stato vittima anche del ‘fuoco amico’». L’ex ministro, sconfitto nel collegio Umbria 3 per la Camera dei deputati, ha risservato altri spunti polemici – «Chi non si è impegnato nella campagna elettorale, non può dare giudizi sull’esito del voto» – attaccando direttamente anche Matteo Renzi e il ‘renzismo’ «che ci ha allontanati dalla gente, dalle fabbriche, trasformandoci nella ‘sinistra dei poteri forti’ e dei salotti. Io – ha concluso Damiano – sono a disposizione per offrire la mia esperienza, non come sindaco ma accanto ai giovani che dovranno ricostruire questo partito a Terni».

«Resta con noi» Infine l’altro intervento più atteso dalla ‘platea’, con il dovuto rispetto per gli altri, quello dell’ex primo cittadino. Prima una lunga premessa sul voto («Errori del partito, dei corpi intermedi come il sindacato, dello stesso Renzi ci hanno trascinato in questa situazione. E le famiglie sono sempre più povere. Questa sconfitta è di tutti»), poi il nocciolo del discorso. Dalla situazione ternana, dove Di Girolamo ha riconosciuto – sorprendendo qualcuno – i limiti dell’amministrazione comunale da lui guidata, sottolineando però come ci sia bisogno di «evitare regolamenti di conti». Poi l’appello finale a Brega: «A Terni il Pd ha perso più della media regionale, fatto salvo il caso-Umbertide. Concordo con Eros che è finita una fase e che va creata una nuova classe dirigente. A lui chiedo un nuovo impegno, perché il suo contributo può essere importante, decisivo in questa fase».
Al bivio Basterà questo a tenere unito lo sconquassato puzzle del Pd di Terni? Onestamente, appare difficile. Decisive saranno le scelte che verranno compiute nelle prossime ore. Perché le ‘trattative’ – e in qualche caso i riposizionamenti – proseguono. Anche se l’impressione è che il partito sia giunto, dopo tanto penare, ad un bivio diviso da un appuntito angolo. Probabile che il Pd vada dritto.