
Quel ‘Faresti bene ad aprire le tue cosce, facendoti pagare per esempio…’, postato via Facebook nel febbraio del 2019 per rispondere alla provocazione di Emma Marrone – che durante un concerto ad Eboli, in tema di immigrazione e in polemica con Salvini aveva lanciato un ‘aprite i porti!’ – gli era costato caro. Massimiliano Galli, consigliere comunale leghista ed ex assessore ad Amelia (poltrona persa, quest’ultima, nel luglio del 2017 per un altro post-scandalo, sui siriani ‘da ammazzare tutti fino all’ultimo’), era stato espulso dalla Lega e dal gruppo consiliare ‘Per Amelia’. Accanto a quelle politiche, c’erano state poi le conseguenze mediatiche. Fra cui il ‘pressing’ de Le Iene – il popolare programma di Italia 1 – i cui giornalisti gli avevano ‘dato la caccia’ ad Amelia per sentire cosa avesse da dire sul fatto. Un’azione che, per Galli – che dopo un primo rifiuto di farsi intervistare si era pure ‘rintanato’ nel proprio negozio ed aveva chiamato i carabinieri per uscirne e mettere fine a quella situazone – aveva valicato i confini del diritto di cronaca, sfociando nella violenza privata, con tanto di denuncia alla procura.

Per la procura è da archiviare, per Galli no
L’autorità giudiziaria, attraverso il pm Barbara Mazzullo, ha così indagato uno dei volti più noti de Le Iene, la giornalista Alice Martinelli, e l’operatore che quel giorno era con lei per effettuare il servizio. I successivi accertamenti, con acquisizione di filmati e testimonianze, hanno poi spinto il pm titolare – Barbara Mazzullo – a chiedere l’archiviazione per entrambi, difesi dall’avvocato Stefano Toniolo. Passo a cui Galli, assistito dall’avvocato Francesca Carcascio, si opposto. L’udienza per discuterne si è tenuta giovedì di frontre al gip Barbara Di Giovannantonio che, dopo aver sentito le parti, si è riservata la decisione. Da un lato il legale de Le Iene ha rimarcato come l’intento fosse quello di acquisire la testimonianza del diretto interessato, il suo pensiero, al limite le scuse. Dall’altro l’avvocato del consigliere comunale ha sottolineato l’esigenza, da parte della procura, di acquisire il filmato integrale – e non solo il servizio – per accertare la condotta dei giornalisti e quindi procedere all’imputazione coatta o ad un’integrazione probatoria. Il tutto partendo dal presupposto che il Galli aveva subito chiarito di non voler essere intervistato e citando una recente sentenza del tribunale di Milano che ha condannato la ‘Iena’ Luigi Pelazza per violenza privata in relazione all’intervista alla giornalista Guia Soncini. Come andrà a finire ‘l’affaire Galli’, si scoprirà nel corso dei prossimi giorni quando il gip di Terni deciderà se la vicenda giudiziaria debba chiudersi qui o proseguire, con ulteriori indagini o in un eventuale processo.