Terni, la lettera di una madre: «’La scuola che vorrei’ esiste. Tutti abbiamo vinto. Grazie»

La lettera, toccante, che racconta quanto la scuola – dirigente, insegnanti, compagni – abbia fatto per la propria figlia

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di F.F. (lettera firmata)

Capita a volte nella vita di dover affrontare situazioni per le quali nessuno ci ha preparati, per le quali non ci sono state date istruzioni. Capita, in queste situazioni, di prendere atto del fatto che, per quanta buona volontà, grinta e tenacia si possa mettere in campo, non se ne possa uscire con le proprie forze. Semplicemente non bastano.

Mia figlia è mancata da scuola quasi tre mesi per un grave problema di salute. Il quinto anno al ‘Casagrande-Cesi’, l’anno della maturità, l’anno della conclusione di un percorso, l’anno dei cento giorni agli esami, l’anno delle felpe colorate tutti uguali con i nomignoli. Che cos’è perdere un anno? A volte poco, a volte invece è perdere un pezzo di vita, perdere la direzione, la strada, perdere l’autostima, la socialità, la condivisione di momenti irripetibili.

In questa situazione di grande difficoltà, in cui la possibilità di riprendere e soprattutto di concludere l’anno si faceva via via più flebile, quale importanza ha rivestito la scuola! Ma la scuola che un genitore si augura per il proprio figlio io l’ho trovata! L’ho trovata nella dirigente, professoressa Marina Marini, la quale non ha avuto bisogno di ascoltare nove delle dieci cose che avevo pensato di dirle, perché alla prima aveva già capito tutto e tutto ha predisposto perché il rientro a scuola di mia figlia fosse meno difficoltoso possibile. Pratica, attenta, sensibile e risoluta, molte parole… ma i fatti ancora di più! Lei è stata quella che, per prima, ha aperto la porta a questa possibilità. La scuola che vorrei… l’ho trovata nei vice presidi, professor Luca Caparvi e professoressa Rosalba Aureli: con la loro presenza attenta e discreta e con la loro disponibilità immediata ogni volta che ne abbiamo avuto bisogno.

La scuola che vorrei… l’ho trovata nella coordinatrice di classe, professoressa Roberta Venturi. Difficile trovare le parole per spiegare cosa ha significato questa insegnante per noi. «Tutti dovrebbero avere una professoressa Venturi nella loro vita», citando qualcuno. Sì, tutti dovrebbero incontrare una persona come lei, mamma Venturi la chiama mia figlia, perché questo è stata. Presente, discreta, con la sua incredibile capacità di leggere dentro al cuore dei ragazzi solo guardandoli negli occhi, colei che sa bene che ognuno di loro è unico e irripetibile e nasconde ai più il suo mondo fatto di speranze e sogni ma anche di grandi fragilità e incertezze nel quale, pian piano, con la sua straordinaria delicatezza, riesce ad entrare, lasciando un segno che sarà per sempre. Colei alla quale molte volte ho affidato le parole da dire, certa che sarebbero state migliori delle mie. Quanto del suo tempo, delle sue forze e delle sua anima destinate a noi! Mai le sarò abbastanza grata.

La scuola che vorrei… l’ho trovata nei docenti, accoglienti, sensibili, empatici, ai quali rinnovo i miei ringraziamenti che loro ritengono superflui perché «era il minimo che potessimo fare». Ma questo minimo si è rivelato il massimo! Ora questo anno volge al termine e se in questo percorso non sono mancati difficoltà e imprevisti, tutti loro sono stati uno scudo sicuro, dietro al quale ritrovare sicurezza per procedere, un passo alla volta, giorno dopo giorno. Una volta il professor Caparvi mi ha detto: «Se uno solo di questi ragazzi non torna a scuola, abbiamo perso tutti. Ma se uno solo torna, abbiamo vinto tutti».

Ora, non conta il voto, «il voto è solo un numero», conta che abbiamo vinto: mia figlia, che ha fatto uno sforzo immane, noi, la sua famiglia, che l’abbiamo sostenuta, e voi, voi con noi siete artefici di questa vittoria. So che poche righe non basteranno mai per spiegare ciò che è stato in questi mesi: le speranze, le paure, le delusioni, le gioie, lo scoramento e poi di nuovo la ripresa di coraggio. Troppo ci sarebbe da raccontare ma io so e voi sapete.

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