Terni: muore per lo stafilococco contratto in ospedale. Oltre 300 mila euro di risarcimento ai figli

La sentenza è stata emessa dal tribunale civile

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di F.T.

Il decesso risale all’ottobre del 2018: a perdere la vita era stato un ternano di 78 che, ricoverato all’ospedale di Terni a seguito di alcuni problemi cardiaci che avevano necessitato di un intervento chirurgico, aveva contratto un’infezione da stafilococco che nel giro di alcuni giorni lo aveva portato alla morte.

Sulla vicenda i familiari dell’uomo, dopo alcuni tentativi stragiudiziali di vedere riconosciuto un risarcimento per il decesso del proprio congiunto, hanno intentato una causa civile nel confronti dell’azienda ospedaliera ‘Santa Maria’ di Terni, che ha sempre declinato ogni responsabilità in merito all’accaduto.

Procedimento che si è concluso, per ciò che attiene il primo grado di giudizio, lo scorso 11 giugno con la sentenza emessa dal tribunale di Terni, attraverso il giudice civile Claudia Tordo Caprioli. La sentenza ha visto la condanna dell’azienda ospedaliera a risarcire i due figli del 78enne, assistiti dall’avvocato Roberto Romani del foro di Terni, per un importo complessivo superiore ai 300 mila euro e comprensivo sia dei danni patrimoniali che non patrimoniali. Contestualmente il ‘Santa Maria’ è stato condannato anche al pagamento delle spese.

«La causa – afferma l’avvocato Romani – ha focalizzato l’attenzione sull’inadempimento censurato dai ricorrenti, consistito in un errore proprio della struttura ospedaliera per difetto organizzativo, sia in un errore ascrivibile al personale sanitario del nosocomio per tardiva diagnosi di sepsi nonostante la presenza di segni clinici evidenti nell’immediata fase post operatoria e poi per aver somministrato un trattamento antibiotico inadeguato».

L’infezione da stafilococco, contratta presumibilmente durante l’intervento chirurgico, aveva fatto precipitare un quadro clinico segnato da altre patologie, portando il 78enne ternano alla morte nel giro di una decina di giorni. Alla luce della sentenza, è plausibile che l’ospedale di Terni ricorra in appello per vedere riconosciuto il proprio punto di vista e, quindi, le ragioni sostenute.

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