di S.F.
Doppio confronto. Il primo tra il vicesindaco Riccardo Corridore e Gianni Giovannini – ex direttore generale, sanitario e commissario straordinario del ‘Santa Maria’ -, il secondo tra l’ex assessore regionale Federico Di Bartolo e il consigliere Valdimiro Orsini, con modalità più o meno pacate: si è conclusa così la II commissione di martedì a palazzo Spada sul tema del nuovo ospedale di Terni. Si è in campagna elettorale e, ormai, ogni occasione è buona per alzare un po’ i giri. Specie quando di mezzo c’è la questione più rilevante per la città in termini progettuali. Notizie pochine, parole molte.
30 AGOSTO 2024, NASCE IL COMITATO: COSA PROPONE PER L’OSPEDALE
9 MAGGIO 2024, PARLA GIANNI GIOVANNINI: «ECCO LA NOSTRA IDEA PER L’OSPEDALE»

L’appuntamento si è svolto in seguito alla richiesta di audizione del comitato per la difesa e il rilancio dell’azienda ospedaliera di Terni, presieduto da Di Bartolo. Non ripeteremo – sopra ci sono i link con gli articoli recenti sul tema e le esposizioni dei protagonisti – le proposte in dettaglio, sono già note. Alla fine i concetti esposti sono stati i soliti: «L’ospedale l’investimento è da fare con fondi statali e per quel che concerne il project financing avevamo fin da subito percepito la sua ‘tossicità ’», ha esordito l’ex esponente dell’esecutivo Lorenzetti. «Lo abbiamo studiato ed è una manovra spericolata in sanità , in più è già stato bocciato due volte. Le dinamiche attuali non sono molto chiare; l’ospedale in meno di dieci anni non si fa», ha voluto ricordare. L’idea del comitato è di muoversi interamente con fondi pubblici attraverso una ristrutturazione ‘pesante’. «Per quattro anni ci siamo trastullati senza che nessuno avesse una cornice chiara della questione e solo per i costi di demolizione ci vogliono 35 milioni di euro. A maggio è stata presentata una nostra ipotesi di riqualificazione profonda sull’esistente a Colle Obito». Poi l’input: «Fare un’analisi delle criticità ». Giocoforza molta pazienza da parte della presidente Alessandra Salinetti nella gestione degli interventi.
CASA DI CURA PRIVATA, CIDAT VS REGIONE AL TAR PER L’ASSENSO

A replicare ci ha pensato Corridore: «Dette tante cose condivisibili, altre meno. Questa amministrazione – le sue parole – ha sempre sostenuto di essere per la sanità pubblica e quando si parla di sanità privata si fa confusione. Quando la si ricollega al project evidenzia una totale diversità di interpretazione. Ricordo che nel settembre 2024 c’è stata una delibera della giunta Tesei che ha individuato 128 milioni per il nuovo ospedale, è al primo posto nel tavolo della coalizione di centrodestra. Il percorso Inail? Non ci entusiasma, ci vorrebbero venti anni. Con l’insediamento della nuova giunta verificheremo la strada da percorrere. Sul project c’è un’istanza di riapertura del procedimento da parte del promotore e, laddove possa essere rivalutata, sarebbe fondata sulla realizzazione in cinque anni con pagamenti a stralci». Tirata in ballo una possibile cifra da utilizzare rispetto a quella già in ‘cassa’: «La Tesei ne ha parlato con i ministri Giorgetti e Schillaci. C’è una dichiarazione a valutare il trasferimento di una cifra tra i 150 ed i 200 milioni – in sede di finanziaria 2024 – in base all’ex articolo 20 della legge 67 del 1988. A fondo perduto. Ciò potrà consentire la realizzazione del nuovo ospedale. I 10 anni? Giusto se si deve riprendere la progettazione da zero. Per il project non condivido la motivazione del rigetto», in riferimento al fattore delle spese tecniche. «Credo si possano fare nuove valutazioni in merito, ciò non vuol dire che dico che si farà in quel modo. Ma in quel caso il progetto è già pronto. L’altra strada è la realizzazione a stralci. Quindi: o rivalutazione del project oppure esecuzione per stralci funzionali e incremento dei padiglioni. Ciò che dite voi – il riferimento a Di Bartolo – è percorribile».
SETTEMBRE 2024, BOCCIATO IL 2° PROJECT FINANCING
GIUGNO 2023, LA BOCCIATURA DEL 1° PROJECT FINANCING

Poi il lungo confronto politico: ad intervenire sono Maria Grazia Proietti del PD (da parte sua è stato ribadito il no al project financing e la necessità di utilizzo di fondi pubblici, oltre al fatto di «non togliere nemmeno un posto letto per situazioni private»), Francesco Maria Ferranti di FI («non c’è nulla di male che pubblico e privato collaborino, la pubblica amministrazione è tenuta a rispondere alle proposte, è tutto aperto»), Valdimiro Orsini di TMS («non demonizzo alcuna soluzione, nemmeno il project financing») e Massimo Francucci di AP («va fatto un nuovo ospedale utilizzando fondi pubblici, ma senza escludere l’intervento privato»). Più corposo e lungo il pensiero di Giovannini: «Ricordo che nel 2017 fu rilasciato l’assenso per una clinica in via Ippocrate per gli 82 posti, quindi non c’è una visione di chiudere ai privati. Il project è pericoloso in sanità , non funziona perché non c’è un flusso di cassa generato dall’intervento edilizio per la restituzione dei soldi. Va a gravare sul conto economico dell’azienda. La terza ipotesi di project? Un mistero. Da quanto ha detto Corridore si percepisce che, nonostante le due bocciature tecniche, si possa rispolverare». Per Cinzia Fabrizi (Gruppo Misto) «c’è un’apertura verso qualsiasi soluzione e ciò mi preoccupa perché significa che siamo lontani da posizioni nette». Gli animi si scaldano di più nel finale.
Ci pensa Corridore ad aprire gli interventi finali: «C’è una demonizzazione del project, ma molto spesso non è compreso. Ad oggi è lo strumento più rapido per realizzare il nuovo ospedale. Con Inail ci vorrebbero 20 anni. Ribadisco: o il partenariato pubblico-privato in essere oppure, in qualche modo, si cerca di recepire quel progetto e si procede con relativi appalti per l’affidamento della costruzione. Altre soluzioni non esistono». Inevitabile qualche riferimento alla campagna elettorale da un lato e dall’altro. Ed i toni salgono. «Fondi pubblici – la replica di Di Bartolo – significa accedere al fondo nazionale per gli investimenti per gli ospedali, si consegna il progetto e danno i soldi a fondo perduto. Come mai in quattro anni nessuno è andato a Roma per questo? Non c’è bisogno di mettere mano nelle tasche dei cittadini. Io sono di centrosinistra ed a maggio abbiamo lanciato la nostra idea. Il centrosinistra puntava a farlo a Maratta con fondi Inail e siamo fermamente contrari anche a quello. Chiaro? Non ho nessuna maglietta di parte politica in questa partita, siamo civici. Il project, per quanto ci riguarda, non si accetta». Fine della storia e chiusura con il doppio confronto.

All’indomani del confronto ad esporsi sono Maria Grazia Proietti e Francesco Filipponi del PD: «Intendiamo precisare, a fronte di affermazioni non corrispondenti al vero del vice sindaco Corridore, che il programma presentato dal PD cittadino e Provinciale con un documento di ben 14 pagine, consegnato alla stampa, prevede con chiarezza l’obiettivo di realizzare un nuovo ospedale, con fondi pubblici escludendo motivatamente ogni ipotesi di ristrutturazione dell’attuale e ancor meno formule di finanza di progetto (project financing) o fondi di privati, improponibili sotto ogni punto di vista. La nostra proposta prevede, senza se e senza ma di costruire il nuovo ospedale vicino alle grandi vie di comunicazione e il riuso dell’attuale struttura per il polo delle cure primarie, ivi spostando i servizi attualmente a via Bramante. L’ipotesi del finanziamento attraverso fondi Inail, integrativi e qualora servissero, per quanto ci riguarda, comunque la si voglia rubricare, è semmai tra le tante, confuse ipotesi avanzate dalla giunta Tesei, di cui Corridore è alleato alle prossime elezioni regionali, che con varie istanze ha ‘prenotato’ 280 milioni dei fondi del citato ente; l’ipotesi dallo stesso Corridore caldeggiata in audizione, ossia di procedere con un intervento di finanza di progetto presentato dall’Rti Salc-Nocivelli è stata oggetto di due bocciature in sede di valutazione, di cui l’ultima da parte degli uffici della Regione Umbria, con ben 16 argomenti di non fattibilità . I cittadini ternani non sono di serie B rispetto agli altri e meritano lo stesso trattamento e fondi quindi pubblici per un opera che deve durare decine di anni ed essere all’altezza della sanità del futuro».