Terni: omicidio a borgo Bovio. Cade l’accusa più grave: per il pm è ‘preterintenzionale’

Giudizio immediato nei confronti del 27enne nigeriano Samuel Obagbolo per la morte del 39enne tunisino Ridha Jamaaoui

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Non più ‘omicidio volontario’, ma il meno grave ‘omicidio preterintenzionale’. Svolta nelle accuse mosse dalla pm Barbara Mazzullo nei confronti del 27enne nigeriano Samuel Obagbolo, arrestato dai carabinieri di Terni per la morte – avvenuta lo scorso 27 novembre a borgo Bovio – del 39enne tunisino Ridha Jamaaoui, aggredito – secondo le risultanze investigative – a calci e pugni al culmine di una lite per futili motivi. Il tribunale di Terni, su richiesta della procura, ha disposto il giudizio immediato – prima udienza il prossimo 8 giugno di fronte alla Corte d’assise di Terni – nei confronti del giovane di nazionalità nigeriana, ristretto nel carcere perugino di Capanne e assistito dall’avvocato Francesco Montalbano Caracci. Persone offese nel procedimento sono la sorella 44enne e la figlia minorenne del Jamaaoui. La rilettura del capo d’accusa nei confonti dell’Obagbolo dipenderebbe anche dalle risultanze dell’esame autoptico, effettuato dal dottor Luca Tomassini, sulla salma del 39enne tunisino. Risultanze che, in sintesi, non individuerebbero nei colpi sferrati dal 27enne nigeriano la prima causa del decesso – non sarebbero di per sé sufficienti – bensì nel fatto che la vittima in quei concitati momenti abbia vomitato e sia rimasta così soffocata. Vomito che però, al tempo stesso, non viene indicato come conseguenza diretta dello stato di ubriachezza del 39enne. In merito al giudizio immediato, per la procura ternana il fatto di sangue – allo stato – si sarebbe consumato senza il coinvolgimento di altre persone. Chi in qualche modo era presente ai fatti, non sarebbe collegato ai successivi tragici sviluppi della vicenda: si tratta in particolare di un cittadino italiano al volante della propria autovettura ed un connazionale dell’Obagbolo, i primi a discutere nei pressi di un distributore di carburanti e che sarebbero stati ‘difesi’ rispettivamente dalla vittima e dal suo aggressore, stando alle risultanze investigative che hanno portato alla richiesta e quindi alla fissazione del giudizio immediato. Da qui la decisione dell’autorità giudiziaria e il processo che è destinato a fare piena luce su quanto accaduto in via Romagna.


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