
Incarico formale ai due consulenti – il maresciallo D’Alessandro dei Ris di Roma e la professoressa Carla Vecchiotti de La Sapienza – per approfondire tutta una serie di aspetti genetici ma anche legati al telefonino usato dal presunto assassino. L’esito degli accertamenti, chiesti e ottenuti dai legali difensori del 44enne ucraino Andriy Halan nell’ambito del procedimento che lo vede imputato per l’omicidio del 53enne ternano Sandro Bellini, avvenuto lo scorso maggio, verrà illustrato nella prossima udienza fissata per il 23 gennaio 2017 di fronte al gup del tribunale di Terni, Massimo Zanetti.

Nuove accuse e aggravanti Lunedì mattina i due periti sono stati ufficialmente incaricati dal tribunale. Nel corso della stessa udienza – presenti gli avvocati Francesco Mattiangeli e Bruno Capaldini per conto di Andriy Halan e l’avvocato Renato Chiaranti per la sorella della vittima, parte civile – il pm Tullio Cicoria ha formalmente contestato al presunto omicida anche l’accusa di occultamento di cadavere – che si va ad aggiungere a quelle di omicidio volontario e incendio dell’auto della vittima – e tre aggravanti: la premeditazione, la crudeltà e l’aver agito sulla base di motivi abietti e futili, come può essere la gelosia provata nei confronti dell’ex compagna che aveva una frequentazione con la vittima.

L’autopsia E a proposito delle modalità con cui Sandro Bellini è stato massacrato, il medico legale Sara Gioia ha deposto lunedì mattina, ribadendo le conclusioni dell’esame autoptico eseguito sul cadavere del 53enne. I colpi sferrati con violenza sulla testa dell’uomo sarebbero stati otto o nove. Improbabile – ma non impossibile – che l’omicidio possa essere avvenuto all’interno della sua auto, data poi alle fiamme nei boschi fra Marmore e Pie di Moggio.

La lettera Il giudice ha anche ascoltato un amico del presunto omicida, connazionale, che non avrebbe però riferito dettagli di particolare rilievo. L’udienza è servita anche ad esaminare la traduzione di una lettera inviata da Andriy Halan all’ex compagna, in cui l’uomo si dichiarerebbe – come già fatto di fronte agli inquirenti – estraneo all’omicidio. Nella sua versione dei fatti il 44enne ha sempre detto di aver ‘ingaggiato’ due stranieri conosciuti in un bar di viale Brin per dare una ‘lezione’ a Sandro Bellini, ‘reo’ di frequentare quella che un tempo era la sua donna.