Un volo di oltre sette metri che non gli aveva lasciato scampo. Ivo Capocci, operaio 53enne di Montecastrilli, era morto sul colpo. L’incidente risale alla mattina del 19 dicembre 2012 in un cantiere di Scalenghe (Torino), dove l’uomo – dipendente di una ditta di Narni – era impegnato nella costruzione di una centrale a biogas. Una tragedia seguita da un procedimento giudiziario che vede imputate due persone, legali rappresentanti di altrettante ditte del nord Italia, per omicidio colposo.
Il dramma Ivo Capocci, sposato e padre di tre figli, si trovava su un trabattello ed era impegnato nelle operazioni di montaggio di una coclea, retta da un’autogru, all’interno del digestore della centrale. All’improvviso aveva perso l’equilibrio, precipitando a terra. Fatale il violento colpo alla testa che aveva reso inutile qualsiasi soccorso da parte del 118.
Il processo In seguito al fatto erano state indagate due persone – i legali rappresentanti della ditta affidataria e di quella che aveva subappaltato i lavori – ora a giudizio per omicidio colposo e altre violazioni in materia di sicurezza sul lavoro. L’ultima udienza del procedimento, di fonte al tribunale di Torino, si è tenuta nella giornata di martedì e ha visto l’escussione di alcuni testi fra cui il datore di lavoro narnese dell’uomo. Al termine, il procedimento è stato rinviato al prossimo 26 maggio per la discussione e, quindi, la sentenza. I familiari di Ivo Capocci si sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati Enrico De Luca e Luisa Mazzitelli del foro di Terni.