del Partito della Rifondazione Comunista di Terni
Nel prendere atto, attraverso gli organi di informazione, delle dimissioni di Mauro Nannini dal nostro partito, riteniamo doveroso precisare quanto segue.
Il fatto che le dimissioni arrivino a mezzo stampa, senza alcun confronto con i compagni e le compagne del PRC, dà la misura di una distanza nei modi, nello stile e nelle convinzioni politiche rispetto a quella sinistra, vera, che le cose continua a dirsele in faccia, non ricorrendo ad altri mezzi nel tentativo di arrecare, in questo modo, il maggior danno possibile.
Si può far finta di continuare a vivere nel mondo dei sogni, vedere solo quello che fa piacere (o che viene concesso vedere), parlare d’altro e negare quello che è sotto gli occhi tutti.
Quello che si è palesato in questi giorni è di una gravità eccezionale: 16 avvisi di garanzia, 30 provvedimenti di perquisizione ad amministratori pubblici, dirigenti e funzionari del Comune di Terni, rappresentanti legali di varie cooperative (8) della provincia di Terni e Perugia, con accuse pesantissime che sottendono ad una vera e propria “appaltopoli” ternana.
Rifondazione Comunista, ha sempre accantonato tentazioni qualunquiste e forcaiole e ritiene sempre valida la presunzione di innocenza. Ma al tempo stesso il PRC denuncia da tempo la paralisi politica, programmatica, oltre che “l’opacità” gestionale del Partito Democratico e della sua maggioranza nell’amministrazione della nostra città.
Agli inizi di ottobre, durante la fase del pre-dissesto, con lo scandalo dei milioni di buco nel bilancio delle casse comunali, Rifondazione Comunista denunciò il fallimento politico ed amministrativo di questa maggioranza e la pericolosità sociale di questa amministrazione, chiedendo le dimissioni del Sindaco e della sua Giunta.
Definimmo il Partito Democratico “… un partito verticistico ed opaco, eroso da un pericoloso mix di arroganza e dilettantismo, compresso in una cancrena di potere che in questi ultimi anni ha prodotto tanti proclami quanto disastri.”
Posizioni e richieste ribadite pochi giorni fa, di fronte al maxi blitz a Palazzo Spada, ordinato dalla magistratura ternana.
Perché Nannini interviene e prende le distanze dal PRC solo oggi e non già nelle precedenti occasioni?
E’ inoltre inaccettabile che la nostra posizione, sulle vicende in corso, venga considerata come frutto di “giochi politici”.
Nel 2014 Rifondazione Comunista scelse, in modo autonomo e trasparente, di rompere l’alleanza con il Centrosinistra in ragione delle motivazioni sopra espresse, ritenendo chiusa quella stagione politica. Fu una scelta di coerenza politica che è costata molto ma che non era più rinviabile.
La rinuncia di Nannini alla candidatura nel 2014, offerta da Rifondazione Comunista, anche in forza della sua precedente esperienza come capogruppo, aveva ben altri significati: gli stessi che si ritrovano oggi nella sua presa di posizione.
In tutta questa brutta vicenda il fatto che maggiormente ci indigna è vedere tirati in ballo, come carne da macello, i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative, da un lato usati come scudo, dall’altro tacciati di esser pedine di logiche spartitorie.
Noi non ci permetteremo mai di considerare “servo” qualsiasi lavoratore, tanto meno coloro che, per vivere la famiglia, sono costretti a tutto pur di avere un qualsiasi lavoro. Lavoro che sempre più spesso è precario e con stipendi poco sopra la soglia di povertà.