Terni, referendum Ast: si impone il ‘sì’

Quasi l’80% dei lavoratori favorevole al premio di risultato di 600 euro. A luglio verrà pagata la prima trance

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Vince il ‘sì’ al referendum dell’Ast di Terni sul premio di risultato: le operazioni di voto si sono concluse poco dopo le 18 di mercoledì, un’ora dopo la chiusura delle urne. I lavoratori hanno quindi approvato l’ipotesi d’intesa raggiunta ad inizio maggio tra le segreterie di Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl e l’azienda.

I numeri In totale si sono recati a votare 1.472 dipendenti su circa 2.400 totali (il 63% degli aventi diritto). Il ‘sì’ si è imposto nettamente con il 78% dei voti (1.138),mentre i ‘no’ si sono fermati a 328 (22%). Sei infine le schede nulle. Avendo approvato l’ipotesi la prima tranche del premio – 240 euro – sarà pagata con la busta paga di luglio. In totale il premio sarà di 600 euro lorde annue, qualora il Tkva, l’indicatore economico-finanziario individuato dall’azienda, sia maggiore o uguale a 27 mila euro. Entro novembre 2018 verranno ‘consuntivati’ i risultati definitivi per il periodo 2017-2018, ma i conti sono già oltre i 23 milioni di euro.

I prossimi sviluppi Si chiude così, definitivamente, la lunga trattativa tra le parti iniziata lo scorso inverno, inizialmente interrotta e poi riaperta dopo l’intervento dell’amministratore delegato di Ast Massimiliano Burelli, che ha aumentato di un centinaio di euro la proposta. L’ipotesi d’ntesa, a cui ora seguirà la firma definitiva, non è stata invece siglata dall’Usb. L’azienda si è anche impegnata ad aprire a breve una trattativa sulla piattaforma di secondo livello.

I sindacati L’Usb ritiene «che i lavoratori con il voto abbiano voluto affermare di ritenere l’incentivo un premio minimo. La sua accettazione è stata determinata in modo inequivocabile da elementi sostanziali, quali il fatto che in questi ultimi quattro anni le condizioni economiche e, in generale, il peso ed il potere d’acquisto dei salari si sono contratti notevolmente, creando una forte richiesta di miglioramento. Ci preme anche sottolineare come i 328 voti contrari registrati, sono anche il frutto della battaglia e del lavoro svolto dalla nostra organizzazione all’interno dello stabilimento, volto ad incentivare una presa di coscienza e consapevolezza sulle reali condizioni retributive e lavorative degli addetti».

Molto lavoro da fare Riparte da questi dati l’Usb, «dati che rafforzano la nostra volontà d’azione nel proseguimento del nostro lavoro e presenza, per portare in prospettiva ad un concreto miglioramento delle condizioni materiali di chi lavora in Ast. Ribadiamo inoltre la strategicità del mezzo del referendum sugli accordi, da Usb tenacemente voluto ed ottenuto, che riteniamo essere il massimo strumento democratico, partecipativo e decisionale di cui i lavoratori debbono riappropriarsi. Considerata l’evidente percentuale di astenuti al voto, riteniamo ci sia ancora molto lavoro da fare affinché i lavoratori prendano piena coscienza delle proprie prerogative e possibilità decisionali e partecipative. Non possiamo non condannare il comportamento sordo della direzione aziendale che, non avendo neanche risposto alle nostre sollecitazioni, non si è adoperata affinché la nostra organizzazione, pur non essendo firmataria dell’ipotesi di accordo, potesse prendere parte alla gestione del referendum».

La vertenza Infine, una vertenza, quella per il Pdr, «gestita interamente dalle segreterie territoriali, non va nella direzione della piena sovranità della Rsu, primo organismo di rappresentanza dei lavoratori, iscritti e non, fatto più volte da noi denunciato, e per questo riteniamo necessario e non più rinviabile un cambio di passo che sappia riconsegnare ai lavoratori una rappresentanza in grado di costituire soggetto di garanzia e piena democrazia e che sappia imprimere quella svolta verso il reale miglioramento delle condizioni materiali dei lavoratori di Ast».

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