
Federalberghi e Confcommercio dicono no alla proposta dell’amministrazione comunale di Todi in merito all’inserimento dell’imposta di soggiorno da gennaio 2018. Lunedì sera, sul tema, si è svolto un confronto al quale hanno partecipato il rappresentante territoriale di Federalberghi Umbria Roberto Castrichini, il segretario Enrico Valentini e la neo presidente di Confcommercio Todi Nunzia Frustagatti.
IMPOSTA DI SOGGIORNO, IL SINDACO RUGGIANO SOTTO IL FUOCO DEL PD
Il ‘no’ Federalberghi e Confcommercio hanno confermato la totale contrarietà all’introduzione dell’imposta di soggiorno al sindaco Antonino Ruggiano e agli assessori al turismo e al bilancio: «Volontà – la loro idea – nel concordare con l’amministrazione comunale iniziative alternative, che evitino l’introduzione dell’imposta, rinnovando la propria disponibilità per contribuire alla soluzione di problematiche cittadine nell’ambito turistico».

Le motivazioni Federalberghi e Confcommercio spiegano che l’introduzione «significherebbe di fatto creare una situazione di concorrenza sleale nei confronti di quei Comuni limitrofi che non la applicano, deviando importanti flussi turistici verso questi ultimi. Soprattutto il turismo organizzato ed i gruppi, visto oltretutto che da sempre Todi, per la sua posizione strategica, viene utilizzata come punto di appoggio per visitare tutta l’Umbria. Oggi si perdono gruppi per meno di un euro, immaginiamoci se una camera in un albergo tre stelle viene a costare tre, quattro o cinque euro in più al giorno solo di tassa. In più, nella stagione che si sta per concludere si è già verificato un calo sostanziale degli arrivi e presenze dovute agli eventi sismici, nonostante il Comune di Todi non abbia risentito di danni diretti».
Burocratizzazione Infine, concludono Federalberghi e Confcommercio, «discutere nel mese di ottobre sull’introduzione dell’imposta di soggiorno significa non tener conto del fatto che l’attività di promozione avviata dagli operatori per il 2018 è già in fase avanzata. L’introduzione dell’imposta rappresenterebbe un’ulteriore burocratizzazione di un settore già oppresso da una miriade di adempimenti e andrebbe a danneggiare, insomma, quello che dovrebbe essere il settore principale per l’economia stessa del Comune».