I viaggi in treno tra Terni e Roma, un incubo per un bel po’ di persone in questo periodo. C’è chi – non la prima – ha inviato a umbriaOn il racconto della propria, personale odissea nella giornata di martedì. La pubblichiamo integralmente.
di C.F.
6 agosto: odissea per i viaggiatori Trenitalia sul tragitto Roma -Terni. Io c’ero.
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Verso le 18,15 arrivo al binario 6, stazione di Roma Tiburtina, appena in tempo per vedermi chiudere le porte del treno in faccia. Poco male, dopo mezz’ora c’è un altro treno, tra un’oretta sarò a Terni. Teoricamente, perché in realtà il treno delle 18,42 parte gia con 10 minuti di ritardo. E va bene, dai, ci può stare.
Invece, appena il treno è partito, si sente il fatidico ‘plim plom’ che tutti temono. Già, perché si capisce che ci dirà qualcosa il capotreno, e di certo non sarà ‘Benvenuti a bordo’. Sarà invece quell’annuncio che pende come una spada di Damocle sulla testa di ogni pendolare verso Roma: ‘Si comunica che questo treno sarà instradato sulla linea lenta, con un maggior tempo di percorrenza di circa 25 min’.
Si, perché quando i FrecciaRossa sono in ritardo, ci restano solo loro sulla direttissima, e a noi comuni mortali ci sbattono sulla vecchia linea. Ai clienti del FrecciaRossa devono pagare gli indennizzi se il treno fa ritardo, a noi dei regionali no, e quindi…vai con la lenta. Azz…si entra nella zona Frittole, da qui in poi si penetra in Sabina…Fara, Poggio Mirteto… e quei 25 minuti in più, con frequenti rallentamenti, rischiano di diventare un’ora, come accade spessissimo negli ultimi tempi. Oggi invece succede ancora di peggio.
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All’altezza di Poggio Mirteto il treno si ferma del tutto e col solito ‘plim plom’ ci annunciano stavolta che c’è un incendio in prossimità dei binari ad Orte, ci sono in campo addirittura i Canadair. Non si sa se si ripartirà, né come, né quando, boh. Il capotreno, non sapendo più che pesci pigliare, consiglia addirittura di tornare verso Roma con uno di quei regionali che fermano ogni 5 km e poi da lì ricominciare dal via.
Poi, dopo un’oretta, con la gente imbufalita, ci dicono che il nostro stesso treno ci riporta indietro a Roma, poi da lì prenderà la direttissima, quella che avrebbe dovuto imboccare da subito, e saremmo stati a casa già da un bel po’, lì niente incendio. Verso le 21,15 siamo quindi di nuovo a Tiburtina e poco prima dell’arrivo un annuncio: ‘Questo treno riparte, ma arriva solo fino ad Orte. Chi deve procedere oltre si rechi al binario 6, c’è un treno in partenza tra poco verso Terni e le Marche’. Una fiumana di gente è quindi costretta a spostarsi in tutta fretta dal binario 17 al 6.
Gente anziana, bambini, stranieri sconvolti da tanta disorganizzazione: tutti a fare questa gimkana tra interminabili corridoi e scale mobili, fino all’agognato treno che ci porterà finalmente a casa. Ci si sistema alla rinfusa, in un treno già pieno, dove si trova posto, anche in prima classe. Mica si metteranno a questionare visto che Trenitalia ci rimpalla avanti e indietro da due ore e mezza…. Invece no.
Arriva un giovane controllore più realista del re: ‘O vi spostate o vi faccio la multa’. Come se non bastasse, due passeggeri di prima, gelosi della loro condizione di superiorità, manco fossero all’Hilton, ci vogliono fuori di lì, una tipa minaccia addirittura di chiamare la Polfer e bloccare il treno ad Orte. Mestamente, una carovana di gente fa il resto del viaggio a cercare un buco di posto in seconda, stravolta e intristita da quel mesto spettacolo di guerra tra poveri appena andato in scena in prima classe.
Morale della favola, io ero alla stazione di Terni alle 22,20, in tutto tre ore e quaranta minuti per raggiungere la conca da Roma. Siamo onesti, lo sappiamo tutti come andrà a finire in qualsiasi ambito del servizio pubblico, quello su cui per anni ha potuto fare affidamento la classe media. Sarà sempre peggio, peggio ancora di così.