di Giovanni Cardarello
Solo il 41% degli italiani ha dato il proprio consenso alla consultazione da parte di medici e operatori sanitari del Fse, acronimo di Fascicolo sanitario elettronico. Parliamo di uno strumento fondamentale per la digitalizzazione del servizio sanitario nazionale i cui servizi sono tracciati dal decreto del 7 settembre 2023 del Ministero della salute.
Notevoli le differenze regionali, in alcuni casi quasi abissali. Si passa dall’89% di adesione in Emilia-Romagna ad appena l’1% in Abruzzo, Campania, Calabria e Molise. Al sud, inoltre, solo la Puglia con il 69% supera la media nazionale. Questo, in sintesi, quanto emerge dal rapporto della Fondazione Gimbe sull’Fse, presentato in occasione del 19° Forum Risk Management di Arezzo.
E purtroppo tra le regioni che hanno fornito uno dei dati più bassi in assoluto c’è l’Umbria che viaggia nettamente al di sotto della media nazionale. Al 31 agosto scorso, infatti, solo il 29% dei cittadini residenti ha dato il proprio consenso alla consultazione, -12% rispetto alla citata media nazionale del 41%.
Il Fse, sottolinea sempre Gimbe nel suo rapporto, è uno strumento definito «cruciale per l’accessibilità ai servizi sanitari» e per il quale vengono evidenziate «profonde disomogeneità regionali che configurano vere e proprie fratture digitali sia in termini di servizi offerti che di utilizzo da parte di cittadini e professionisti sanitari».
Secondo Gimbe, in Umbria nel fascicolo sono disponibili ad oggi 11 tipologie documentali su 16, pari al 69% del totale dei documenti (media Italia 79%) e la percentuale di servizi disponibili attualmente è pari al 18%. Solo la Regione Lazio ha completato l’offerta digitale secondo le disposizioni del Ministero.
Entrando nel dettaglio dei dati relativi all’Umbria, da segnalare che tra giugno e agosto il 4% dei cittadini ha utilizzato lo strumento nei 90 giorni antecedenti la data di rilevazione (media Italia 18%). Tra giugno e agosto, il 100% dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta ha fatto almeno un’operazione su di esso. Al 31 agosto – riferisce sempre Gimbe – l’1% dei medici specialisti delle aziende sanitarie risulta abilitato all’utilizzo del fascicolo (media Italia 76%).
Un elemento che segna in modo plastico il ritardo della nostra regione relativamente alla digitalizzano del servizio sanitario e alla sua completa fruizione. Un elemento su cui la nuova giunta guidata da Stefania Proietti dovrà lavorare per ridurre il gap accumulato.