Umbria, frode fiscale: blitz della Finanza

Otto ordinanze di custodia cautelare e cinque misure interdittive eseguite: due gli umbri coinvolti nell’operazione

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Otto ordinanze di custodia cautelare e cinque misure interdittive eseguite, sequestri patrimoniali disposti fino al valore di 15 milioni di euro: questo è il bilancio dell’operazione ‘Capitale’ che è scattata alle prime luci dell’alba di giovedì, disposta dall’Autorità giudiziaria di Perugia ed eseguita dagli uomini del locale Nucleo di polizia tributaria.

GdF Operazione CapitaleL’operazione A finire in carcere ed agli arresti domiciliari, per rispondere dell’accusa di aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla bancarotta fraudolenta, sono stati i componenti di un gruppo criminale con base a Roma, con importante ramificazione nel perugino attraverso il coinvolgimento di due imprese locali, specializzato nelle frodi all’Iva intracomunitaria, con particolare riguardo all’importazione e alla successiva commercializzazione di prodotti informatici ed elettronici, che nei soli anni 2012 – 2014 ha prodotto un giro di affari quantificato in oltre 50 milioni di euro.

Indagini dall’Umbria L’operazione è partita dopo un controllo amministrativo da parte dell’agenzia delle Dogane di Perugia su una società con sede nel capoluogo umbro che, dopo essere entrata in crisi nel 2012, è stata messa a disposizione del gruppo criminale. La società nata nel 2010 per commerciare in ausili medici per disabili e anziani, dal 2012 ha iniziato a commerciare in prodotti informatici passando in un solo anno da un volume di acquisti di 2 milioni a circa 20 milioni per arrivare nel 2014 ad un giro d’affari complessivo di 50 milioni di euro. In manette sono finiti due umbria, marito e moglie che erano referenti anche dell’altra società umbra di Gualdo Tadino è stata coinvolta nell’inchiesta come ‘cartiera’, la stessa nel 2014 è stata fatta chiudere dopo lo spostamento a Roma.

Frode fiscale A quel punto il cerchio deille fiamme gialle ha iniziato a stringersi e il sospetto è divenuto concreto quando la società nel 2013 ha spostato la sede a Roma. Di fatto gestita dall’organizzazione romana la società perugina fungeva da ‘caritera’ dove venivano convogliate tutt le imposte e l’Iva che puntalmete veiva evasa. Il fine era acquistare materiale tecnologico in vari paesi europei rivendendolo a prezzi concorrenziali sul mercato nazionale con un taglio del 16% rispetto al mercato grazie all’evasione dell’iva, fattore che permetteva all’organizzazione di inquinare il mercato attraverso una reale concorrenza sleale.

Operazione Capitale La svolta è arrivata quando è stato scoperto da parte del nucleo di polizia tributaria della GdF di Perugia, l’ufficio occulto del gruppo cimnale con tutta la documentazione, dai computer sequestrati infatti è venuta fuori una vera e propria miniera di dati che facevano emergere una complessa rete criminale: 13 associati, di cui un capo, pregiudicato per truffa, 2 colaboratori di cui un commercialista di Lecco, un contabile, sette prestanomi che gestivano le due ‘cartiere’ su cui far ricadere ogni dbito tributario, 5 società filtro e un grossista napoletano che oltre a finanziare gli acquisti poi si occupava di rivendere la merce. Quattro sono stati arrestati e tradotti in carcere in custodia cautelare, altri 4 sono agli arresti domiciliari tra cui i due umbri, 5 invece sono stati indagati e attinti alla misura interdittiva dalle società per 12 mesi.

Associazione a deliquere Il gruppo ben ramificato sul terriorio aveva come base Roma, ma il beneficiario che poi smerciava i prodotti era un grossista campano, anche egli arrestato, che finanziava gli acquisti e attraverso un magazzino napoletano vendeva i prodotti, soprattutto componentistica per computer. I prodotti venivano venduti dopo che l’Iva era stata caricata sulle due società cartiere per un giro totale di più di 15 milioni di euro, di cui il Gip ha disposto il sequestro dei beni riconducibili all’organizzazione.df

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